La giornata tipo del tifoso del Monza non è più una giornata tipo. Il calcio spezzatino mette partite in calendario ogni giorno della settimana ad ogni orario. Si va dall’anticipo del venerdì alle 18.30 (capita anche del giovedì), alle gare dell’ora di pranzo della domenica, per arrivare ai posticipi del lunedì. I match in pre-serale infrasettimanali sono i più temibili, perché viale delle Industrie in pieno orario di punta diventa un serpentone di auto infinito. Per la curva il ritrovo è molte ore prima, al baretto. Si mangia e si beve insieme. Ci si carica per il match e alla fine c’è solo da attraversare viale Sicilia tra cori, bandiere e fumogeni per accedere all’impianto. La tifoseria ospite si trova all’esatto lato opposto dello stadio e generalmente non ci sono contatti, salvo che non siano cercati.
Monza, vitaccia da tifosi: alcune trasferte diventano viaggi della speranza
Le trasferte da due anni sono di Serie A, per il resto della storia sono state Milazzo, Venegono, Pescara e Pistoia. I viaggi dei tifosi del Monza sono stati anche infiniti, a volte interminabili, altri rischiosi e dolorosi, ad esempio quando i locali aspettavano in stazione con sassi e spranghe. Il tifo organizzato non soggiorna, fa avanti e indietro, quasi sempre in pullman. Anche perché i costi, con 19 trasferte in giro per tutta la penisola, non sempre sono contenuti. Certo, Milano per due volte, così come Como, Bergamo, due volte Torino, anche Genova, Verona e Parma, chilometricamente sono accessibili, ma, una volta scavalcato il centro nord, ci sono anche le due romane e Napoli, per non dire Lecce e Cagliari, trasferte che a volte si trasformano in viaggi della speranza.
L’anno scorso in Sardegna sono sbarcati trecento indomiti tifosi brianzoli: aereo, trasferimento allo stadio, qualcuno anche pernottamento, per la maggior parte invece rientro veloce perché la partita si è giocata alle 12.30 della domenica ed è stato possibile prendere il volo della sera.
Vitaccia da tifosi: oggi il Monza ha sedici club, il primo è quello della Curva Pieri
A oggi il Monza ha sedici club organizzati, uno dei quali, primo in assoluto per storia e presenze, è rappresentato dalla Curva Davide Pieri. Gli ultras girano in autobus, organizzano le coreografie in casa e coordinano il tifo in trasferta. Un gruppo di ragazzi che tira il plotone, come direbbero nel ciclismo, e cerca instancabilmente e romanticamente di coinvolgere chi è arrivato per godersi la partita e vivere il clima del settore ospiti che, comunque, rimane sempre una grande esperienza.
Vitaccia da tifosi: allo stadio in bus ma non mancano le “macchinate”
Di solito fuoricasa l’ingresso avviene più di un’ora prima della partita, solitamente i mezzi autorizzati vengono scortati sino alle porte d’ingresso del settore, altre volte c’è un breve tratto da percorrere in corteo. Non mancano i tifosi che raggiungono da soli l’impianto, con le macchinate. Chiunque sia mai stato allo stadio sa che lo speaker annuncia ripetutamente che: “I sostenitori della tifoseria ospite sono invitati a rimanere nel loro settore al termine della partita”. Sì, a volte anche per un’ora, perché è necessario attendere il deflusso di tutti gli altri.
Di solito i ragazzi della Pieri continuano a cantare ben dopo il fischio finale, una caratteristica che è stata notata in tantissime piazze d’Italia. Economicamente bisogna fare i conti con il viaggio e i pullman costano in base ai chilometri percorsi, dai 10 o 15 euro per le città della Lombardia agli oltre 50 per le più lunghe. Poi c’è il problema dei biglietti, ad esempio con la Juventus è 39 euro. Una bella salassata. All’U-Power Stadium è di 20 euro.