Cade per colpa di una buca, il Comune di Seveso le deve 72mila euro

Il Comune di Seveso dovrà sborsare 72mila euro per risarcire una 85enne caduta in strada a causa di una sconnessione dell’asfalto: nell’incidente aveva picchiato il volto riportando un grave trauma all’occhio destro
Una buca da 72mila euro, il conto arriva al Comune di Seveso
Una buca da 72mila euro, il conto arriva al Comune di Seveso

Come dire… prima o poi tutti i nodi vengono al pettine. O meglio tutte le buche alle strade e per estensione tutti i risarcimenti ai danneggiati. A sole due settimane dalla notizia del risarcimento che il Comune di Seveso ha dovuto riconoscere ad Alessandro Iozzia per la sua caduta in motorino avvenuta nella frazione di Baruccana nel 2013, un’altra sentenza del Tribunale di Monza condanna l’amministrazione a un altro rimborso e questa volta ben più consistete del precedente. Iozzia aveva ottenuto, a titolo di danno residuale, 11.791 euro, mentre ora il giudice Carlo Albanese ha condanno in primo grado l’ente pubblico a risarcire la signora Paolina Cimnaghi con una cifra pari 62.590 euro a cui si aggiungono altri 10.000 euro di spese legali.

La donna, residente in città e oggi 85enne, la mattina del 21 dicembre del 2011 era caduta in via Solferino all’altezza del civico 37 a causa di una sconnessione del manto stradale “non visibile né prevedibile situata in prossimità del cordolo del marciapiede”. Nella caduta l’anziana donna aveva picchiato la faccia riportando un grave trauma oculare all’occhio destro che era risultato poi irreversibile e che le ha causato un danno permanente del 18 per cento. La sentenza è stata depositata alla prima sezione civile lunedì scorso. Ad assistere legalmente la sevesina sono stati gli avvocati Ruggero Ballabio e Marcello Pozzoli dell’omonimo studio associato di Meda:

«Innanzi tutto siamo soddisfatti dell’esito della sentenza che ha dato ragione alla signora Cimnaghi – dicono i legali – una sentenza giusta nonostante il Comune abbi cercato di rigettare le sue responsabilità e di imputarle alla distrazione della signora stessa. Una difesa, se vogliamo, che da un punto vista giurisprudenziale è anche comprensibile, ma che non riguardava il caso in questione.» Di fatto il giudice ha condannato il Comune sulla base dell’articolo 2051 del codice civile che considera responsabile i proprietari che hanno in custodia un bene di uso pubblico. In questo caso la strada stessa. Durante le fasi dibattimentali è stato ascoltato anche il nipote della signora Cimnaghi che ha raccontato come la visibilità della sconnessione nel terreno fosse pregiudicata dalla crescita dell’erba, una testimonianza contestata dal legale che aveva assunto la difesa del Comune, ma che è stata ritenuta invece attendibile dal giudice.

La corte ha precisato che «all’attrice spettava unicamente provare il danno subito e la derivazione causale di esso dal bene oggetto di custodia laddove, di contro, al custode spettava provare il caso fortuito, ossia l’esistenza di un fatto estraneo alla propria sfera soggettiva». Ora l’amministrazione comunale ha tempo sei mesi per ricorrere in appello e cercare di ribaltare la sentenza, altrimenti sempre attraverso la propria assicurazione dovrà pagare l’intero risarcimento.

Ivan Bavuso