Besana Brianza, anche la burocrazia ferma la festa di San Nazzaro a Montesiro

La festa di San Nazzaro a Montesiro, organizzata con il patrocinio del Comune dal gruppo Amici del san Nazzaro, si ferma. Ed è ancora da decidere se la pausa sarà il classico anno sabbatico o segnerà la fine di un’epoca.
Besana Brianza, la festa di San Nazzaro a Montesiro: alcune volontarie dell’edizione 2014
Besana Brianza, la festa di San Nazzaro a Montesiro: alcune volontarie dell’edizione 2014 Attilio Pozzi

La festa di San Nazzaro a Montesiro, organizzata con il patrocinio del Comune dal gruppo Amici del san Nazzaro, si ferma. Ed è ancora da decidere se la pausa sarà il classico anno sabbatico o segnerà la fine di un’epoca.
Niente “cene sotto le stelle”, quest’anno, nella centralissima via San Nazzaro trasformata in osteria con tavoli e sedie su cui fermarsi a mangiare in compagnia. Niente appassionate sfide a Scala 40, niente serate dedicate alle poesie dialettali e agli scrittori locali. Niente visite guidate alla scoperta dei tesori artistici e storici del territorio. Niente bancarelle con curiosità per tutti i gusti e tutte le tasche.

Erano davvero tante le iniziative che animavano Montesiro all’ombra dell’oratorio dei santi Nazaro e Celso e accompagnavano il programma religioso della patronale. Tutte cancellate. «A nostro malincuore – spiega Mario Sala, una delle colonne della festa nata nel 1982 – abbiamo deciso, di comune accordo con il parroco don Mauro Malighetti, di non organizzare la classica festa nella via. Il motivo principale è che non possiamo più contare sul salumificio Gatti, che per noi era un punto di riferimento prezioso».

Il salumificio di via Ludovico Ariosto, nel cuore di Montesiro, ha chiuso infatti i battenti ad inizio anno. «A fine 2014 – dice Sala – quando abbiamo saputo che probabilmente il salumificio avrebbe chiuso, abbiamo messo un punto di domanda sulla festa. A marzo, dopo l’effettiva chiusura, ci siamo ritrovati e abbiamo preso l’unica decisione possibile».
«Gatti non solo ci forniva la carne – continua Sala – ma ci dava anche i macchinari per la cucina e la corrente elettrica. Pensavano loro a conservare la carne avanzata e riportarla la sera dopo».

La burocrazia ha dato il colpo di grazia. I volontari impegnati nella preparazione e nella somministrazione del cibo, per legge devono essere in possesso di un attestato rilasciato dopo un breve corso sul “protocollo” igienico da seguire.

«Il parroco ha tenuto che fosse tutto in regola. Avremmo anche fatto il corso – continua il volontario – ma sapendo delle altre difficoltà che avremmo incontrato abbiamo deciso di cancellare la sagra: la sola domanda a Enel per poter avere un contatore ci sarebbe costata 300 euro».

La festa era nata quando nel 1982 la fruttivendola Giuseppina “Pinetta” Brambilla aveva promosso il restauro dell’antica chiesetta di San Nazzaro riunendo in comitato tanti abitanti della frazione.