Anestesia spinale per la rimozione del cancro alla prostata: “Al San Gerardo di Monza è routine”

L’equipe di urologi diretta dal dottor Marco Grasso ha spiegato la tecnica su una rivista scientifica mondiale
Il dottor Marco Grasso, primo a sinistra

L’ospedale san Gerardo di Monza ancora protagonista tra le pagine di un’importante rivista scientifica. Questa volta ad illustrare il proprio operato è stata l’equipe di urologi diretta dal dottor Marco Grasso che ha pubblicato sull’ “Archivio Italiano di Urologia ed Andrologia”, rivista censita sulle più importanti Library scientifiche mondiali, un articolo per spiegare la sicurezza e l’efficacia dell’anestesia spinale nell’intervento di prostatectomia radicale retro pubica open. Questa tecnica è considerata di routine nel nosocomio monzese. Eppure, l’intervento è tra i più complessi della chirurgia urologica.

L’esperienza del San Gerardo raccontata su una rivista scientifica

Il paziente rimane “sveglio” e il suo recupero post operatorio e psicofisico risulta decisamente più veloce rispetto ad altri interventi più “tradizionali”. Il raggiungimento di questo risultato nasce qualche anno fa quando il dottor Grasso, giovane urologo aiuto del professor Patrizio Rigatti, primario dell’Istituto San Raffaele di Milano, dovette concentrarsi su una patologia che ai tempi non veniva curata chirurgicamente, dando, così, il proprio contributo allo sviluppo di una innovativa tecnica chirurgica.

Negli anni la tecnica ha subito ulteriori miglioramenti ed è stata portata avanti parallelamente alla ricerca con lo sviluppo di una sempre più precisa conoscenza della patologia da trattare. L’equipe del dottor Grasso ha fornito il suo apporto scientifico a livello mondiale soffermandosi, tra l’altro, sull’estrazione dell’RNA dell’antigene prostatico specifico nei linfonodi fuori dagli abituali campi chirurgici e all’utilizzo del radioisotopo Tecnezio 99 per tracciare intra-operatoriamente i linfonodi di drenaggio primario.

Il dottor Grasso del San Gerardo di Monza: “Si può non utilizzare la anestesia generale”

Grazie all’esperienza di migliaia di interventi, è stato possibile sviluppare una tecnica che ha sempre comportato una estesa asportazione dei linfonodi pelvici e una rimozione della prostata radicale ma molto rispettosa dei criteri anatomici allo scopo di preservare totalmente la continenza urinaria del paziente. In particolare, l’articolo pubblicato sull’ “Archivio Italiano di Urologia ed Andrologia” spiega che la tecnica adottata nel nosocomio monzese richiede un tempo chirurgico medio di soli 96 minuti con ridottissime perdite ematiche e rende possibile l’utilizzo dell’anestesia locoregionale/spinale che non potrebbe essere gestita in interventi che richiedono tempi più lunghi o elevate perdite di sangue.

Ho ritenuto utile comunicare questa esperienza – sottolinea il dottor Grasso – per spiegare che c’è la possibilità di guarire chirurgicamente un malato di cancro prostatico senza l’utilizzo dell’anestesia generale”.