Niente risposte dalla politica, la replica arriva direttamente da Trenord. È firmata direttamente da Paolo Garavaglia, direttore della comunicazione di Trenord, la lunga lettera, diffusa nella giornata di mercoledì 2 febbraio e indirizzata a tutti i “clienti” che hanno effettuato l’iscrizione sul sito della società. Un lungo testo in difesa dell’operato della società che si occupa del trasporto su ferro in Regione Lombardia e che rappresenta una replica alla doppia lettera (leggi QUI la prima e QUI la seconda) con le quali i rappresentanti e i comitati dei pendolari chiedevano, al presidente regionale Attilio Fontana, le dimissione dell’assessore ai Trasporti, Claudia Maria Terzi. Un corto circuito che non è sfuggito ai comitati che, in attesa di rispondere al documento, sottolineano come «noi abbiamo chiesto alla politica di intervenire, la politica non risponde e fa intervenire la società».
Se il testo intero della lettera è stato spedito ai soli clienti profilati sul sito di Trenord, ampi stralci la società che ha sede in piazzale Cadorna li ha affidati all’Agenzia Dire. «Nell’ultimo mese Trenord s’è vista costretta a rimodulare il servizio per il rilevante numero di assenze del personale dovute al Covid. Ora, fortunatamente, l’emergenza sta rientrando e il servizio può progressivamente tornare alla normalità. Nonostante l’evidente dimensione di questa ultima ondata di contagi e il suo impatto sulla vita di tutti noi e di molti servizi essenziali (ospedali, scuole, …), Trenord è stata pesantemente criticata: si è detto che la pandemia sarebbe l’alibi dietro il quale si nascondono problemi irrisolti da anni e che è in atto una sorta di progressiva riduzione del servizio ferroviario regionale. Nei confronti di Trenord sono state usate espressioni violente come “disastro, incubo, degrado, punizione”» scrive Garavaglia. Il riferimento alle critiche pesanti mosse dai rappresentanti dei pendolari è lampante..
«Abbiamo sempre rispettato le opinioni di tutti, ma dinanzi a tanta accanita disinformazione, crediamo doveroso rivolgerci direttamente a voi, clienti e viaggiatori, per darvi i dati reali di quanto accaduto ed offrirvi le corrette spiegazioni» attacca ancora Garavaglia. Oggi, i viaggiatori giornalieri che si spostano con Trenord, “raggiungono a stento i 375.000, ben lontani dagli 800.000 pre-Covid”. L’offerta, “che soddisfa ampliamente la domanda”, si compone di circa 2.000 treni- erano 1.800 durante le festività natalizie- e oltre 950.000 sedili ’circolanti’. “E non risultano criticità neppure sul fronte degli assembramenti”, visto che nessun treno “ha mai raggiunto riempimenti oltre il livello dell’80% prescritto dalle disposizioni ante-Covid”. E forse, quando si discute di livello e quantità di servizi, “sarebbe opportuno porre il tema delle risorse economiche necessarie”, visto che oggi Trenord “fa circolare un numero di treni che senza la limitazione all’80% della capacità sarebbe in grado di trasportare lo stesso numero di passeggeri pre-Covid, mentre ne trasporta circa il 40%”.
“L’offerta di Trenord, a causa dei contagi, è stata ridotta del 12% durante le festività natalizie e del 10% durante il mese di gennaio”, spiega, per poi passare all’attacco: “I più disinformati- il suo sfogo- hanno scritto che in nessun’altra regione le corse sono state ridotte come in Lombardia: niente di più falso”. Infatti, sottolinea ancora Garavaglia, “quelle a noi più vicine hanno tagliato il servizio tra il 9% dell’Emilia Romagna e il 17% della Liguria, passando per l’11% del Piemonte e il 12% del Veneto”. In Lombardia, dunque, “è accaduto quello che è successo in tutta Italia” e, in ogni caso, nel fare il confronto, “è opportuno ricordare che nessuna regione italiana e del sud Europa può vantare i volumi produttivi di Trenord- va avanti- nella sola Lombardia, Trenord effettua il 32,4% dell’intera produzione ferroviaria nazionale”. C’è stato, infine, chi ha reclamato il ritorno alla produzione del 2018, “quando circolavano oltre 2.300 treni al giorno – prosegue Garavaglia – si trattava di un record effimero”. Un così elevato numero di treni, infatti, “non è sostenibile e non consente di garantire un servizio di qualità adeguata”, considerando che “in Lombardia le infrastrutture sono sature e i binari non possono reggere tanto traffico ferroviario”. Il 53% delle linee lombarde è a binario unico, come fossero strade a senso alternato. “La Lombardia – spiega ancora Garavaglia – ha un deficit infrastrutturale rispetto alle potenzialità della domanda”. Sui binari regionali, in particolare nel nodo di Milano, oltre a Trenord, circolano l’alta velocità, la lunga percorrenza anche internazionale e le merci. “Rivendicare ancora più treni è velleitario: la capacità del sistema non è infinita- continua- come qualche sedicente rappresentate dei viaggiatori vorrebbe far credere”.
Tre anni fa “abbiamo indicato un percorso, dicendo in totale trasparenza che avrebbe richiesto 4-5 anni per essere completato”, ricorda Garavaglia. Ebbene cosa è accaduto, pur in presenza di questa pandemia che ha sconvolto la vita di tutti? Risponde il manager Trenord: “Nel 2018 solo il 78% dei treni arrivò puntuale; nel 2019 furono l’80%; nel 2021 l’84%. Le soppressioni- osserva- sono passate da una media di 102 al giorno del 2018 a 63 del 2021 di cui soltanto 26 per cause attribuibili a Trenord”. Insomma, “un po’ di strada si è fatta”. ma “manca ancora molto per garantire la qualità che questa regione merita ma la direzione è quella giusta”. Tra il 2020 e il 2021 inoltre “sono entrati in servizio i primi 39 treni dei 222 acquistati da Regione Lombardia”. E nel 2022 “è previsto l’ingresso in servizio di altri 57 nuovi treni: ma ne devono arrivare da qui al 2024 altri 126, per consentire il rinnovo di circa metà della flotta di Trenord”. Si tratta “del più grande programma di rinnovo mai realizzato, che richiede tempo per essere completato, anche per quanto riguarda il personale- conclude Garavaglia- abbiamo già abilitato più di 1.300 macchinisti e capitreno alla conduzione dei nuovi Caravaggio e Donizetti e altri 900 saranno formati nel 2022”.
La polemica è diventata anche politica. Così Nicola Di Marco (capogruppo M5S e segretario Commissione V): «Utilizzando gli indirizzi mail degli utenti, Trenord si è letteralmente sovrapposta all’assessorato regionale ai Trasporti Claudia Maria Terzi rivolgendo direttamente ai pendolari, attraverso un canale privilegiato, una lettera autoassolutoria che non trova riscontro in una quotidianità fatta di ritardi e cancellazioni. Chiediamo che sia Trenord, sia l’assessore Terzi, vengano immediatamente a riferire all’interno delle Commissioni consiliari competenti, in merito a questo episodio e al susseguirsi di disagi vissuti in questi anni dai pendolari lombardi i quali, soprattutto in questo periodo di pandemia, avrebbero dovuto essere oggetto di maggiori tutele da parte di Regione Lombardia. È dal 2018 che sentiamo accampare scuse. Lo scaricabarile deve finire».