In quanti sarebbero riusciti a mantenere la calma per trenta lunghi anni di vessazioni e dispetti di ogni genere e natura? In quanti sarebbero riusciti ad aspettare i tempi della giustizia italiana preferendo invece farsi giustizia di sé? Pochi, quasi nessuno. Eppure, a Lazzate, c’è una storia andata avanti quasi un quarto di secolo. Quella di Luigi Porta e del nipote della porta accanto. L’anziano zio (classe 1938), da un trentennio, prendeva continuamente di mira il nipote e la sua abitazione confinante. Una faida talmente lontana, della quale ormai si sono persi ogni motivazione o significato.
Dispetti di ogni genere, dalle feci gettate nel giardino, sino all’assurdità dell’acido muriatico lanciato da un lato all’altro del muro di cinta o contro le pareti della casa, con pericoli annessi e connessi. L’ultimo episodio risale a pochi giorni fa, ma l’anziano è stato colto sul fatto dai carabinieri, che l’hanno tratto in arresto, con l’accusa di atti persecutori. Negli anni, in tanti hanno provato ad intervenire. La Polizia locale è sempre stata informata dei fatti ed il comune ha anche attivato i servizi sociali, nel tentativo di mettere pace tra i contendenti, ma a nulla è valso. Dapprima l’abitazione di via Vittorio Veneto aveva un unico ingresso, ma in seguito si è deciso (saggiamente) di ridurre le parti in comune e le occasioni di incontro, erigendo un muro divisorio, che avesse il compito di tenere ben distinte e lontane le vite di zio e nipote. La pace è durata poco. Anche perché le due case sono attaccate in un unico edificio, alla moda degli anni passati.
Prima sono iniziati a piovere i sassi sul tetto, poi fastidiosi rumori e schiamazzi notturni studiati ad hoc per disturbare il vicino. C’è stato anche un periodo in cui nel giardino dell’abitazione venivo costantemente gettate le feci del cane. Non proprio il massimo da ritrovare al risveglio mattutino. A quel punto, il primo ricorso alla giustizia ordinaria. Il nipote è riuscito ad aver ragione in tribunale, tanto che Porta era stato condannato a risarcire tutti i danni provocati. La situazione sembrava risolta con questa condanna, ma così non è stato. Nel giro di qualche settimana sono ricominciati i dispetti: qualche secchiata di vernice in giardino, addirittura dell’olio del motore dell’auto lasciato colare sulle pareti di casa ed alla fine persino le secchiate di acido muriatico; da marzo ne sono state contate ben tredici. Troppo.
Troppo alto il pericolo che prima o poi qualcuno ne fosse colpito, troppo alto il pericolo che potesse trattarsi di qualche bambino. L’ultima, quella decisiva, è stata notata da una pattuglia dei carabinieri che da qualche tempo controllava l’abitazione. Il pensionato aveva ancora il secchio in mano quando è stato arrestato. Per lui ora si tratta di affrontare un nuovo processo, con il rischio di una nuova condanna e di dover risarcire dei danni provocati. Per il nipote e la sua famiglia ci sarà pace per qualche settimana, poi chissà.