La chiesa parrocchiale di San Carlo a Seveso non è stata sufficiente venerdì 27 aprile, giornata di lutto cittadino proclamata dall’amministrazione comunale, ad accogliere tutti coloro che sono arrivati per assistere al funerale di Valeria Bufo, la sevesina uccisa la settimana precedente a Bovisio Masciago dal marito Giorgio Truzzi.
La cerimonia, officiata da don Adriano Colombini, oggi a Costamasnaga dopo l’esperienza come vicario all’Altopiano, e dal prevosto don Carlo Pirotta, di fronte tra gli altri a Paolo Butti e Giuliano Soldà, rispettivamente sindaci di Seveso e Bovisio Masciago, è stata caratterizzata da una partecipazione profonda, segnale del desiderio di condividere lo strazio dei figli Alessandro, professionista nel settore della ristorazione, Stefano, calciatore dell’Inveruno in serie D, ed Eleonora, studentessa, nonché dei loro familiari più stretti.
Proprio i tre figli, dopo il messaggio di commiato letto da una coscritta della defunta, hanno commosso gli astanti salutando la mamma. «Non ci sono parole – ha cominciato Stefano -, per rendere giustizia dell’amore che proviamo per te. A voi che siete qui, raccomando quando tornerete a casa di godere fino in fondo dei vostri familiari, amandoli, baciandoli ed abbracciandoli. Io lo facevo spesso con mamma. Gli abbracci più belli sono quelli che continui a sentire anche quando finiscono. Ed io ti sento ancora vicina a noi. Ti amiamo e ti ameremo sempre». Quindi ha proseguito la figlia: «Questa è la giornata più triste e malinconica che possa capitare ad un figlio. Mi manchi tanto e voglio ricordarti con il tuo sorriso. Mi consola solo che adesso sei vicina ai tuoi genitori, i miei nonni».
Infine ha concluso Alessandro, appena rientrato dopo un decennio all’estero, tra Londra e Sidney: «Grazie a tutti voi per quello che state facendo per noi. Mi rassicura che vi sia una stella in cielo, che ci guarda da lassù. Il mio cuore è spezzato da un dolore enorme, che cercheremo di colmare con l’amore che c’è tra noi. Per raccontare di te, mamma, non basterebbe una giornata, tante sono le cose che hai fatto e che ancora avresti potuto fare. Scusa se negli ultimi tempi non ti sono stato così vicino come avresti voluto. Ma almeno ti sono stato vicino nelle ultime tre settimane. Penso al tuo sorriso, quando in aeroporto ti ho detto che non sarei più partito: eri così felice che quasi non ci credevi. Noi resteremo i tuoi bambini».
Alessandro e Stefano, al termine della funzione, hanno quindi contribuito a portare a spalla fuori dalla chiesa la bara della madre. Ad attenderli c’erano gli abbracci di conoscenti, amici e parenti. In mezzo alla folla, Achille Mazzoleni, allenatore dell’Inveruno, piangendo ha salutato Stefano con due semplici parole: «Ti aspettiamo». Due semplici parole, appunto, ma una testimonianza di un grande affetto ed un invito ad andare avanti, nonostante la più lancinante delle ferite