Gli ortisti possono mettersi al lavoro. L’orto condiviso è quasi pronto, il Comitato gestore si è ufficialmente creato e il 9 aprile ci sarà il taglio del nastro. Adesso è solo tempo di zappare e di attendere i frutti. Il tutto in un clima di condivisione, rispetto e amore per la natura.
È nato martedì 21 febbraio “Il Ciliegio” il comitato formato da sedici soci fondatori e presieduto dall’ortista Gaetano Morgese che gestirà – e soprattutto coltiverà – il grande orto condiviso di via Adda. Dopo oltre un anno e mezzo di gestazione il progetto “CityFarm” è giunto il dirittura d’arrivo e gli ortisti possono mettersi finalmente all’opera. Entusiasti e galvanizzati martedì sera al Centro civico di Sant’Albino per definire gli ultimi dettagli di questa nuova avventura alla quali si sono avvicinate tante persone di età diverse tutte accomunate dalla volontà di tornare alla terra. Per qualcuno è una sorta di ritorno al passato, per altri una nuova avventura e molti pur non abitando a Sant’Albino hanno deciso di far parte di questo grande orto comune.
«Provengo da una famiglia contadina – racconta Francesco pensionato di San Fruttuoso – Vengo da Molacchio un paese nella valle dell’Aspromonte dove abbiamo tantissime piante di olive, mandarini, clementine, arance. Per me è una gioia tornare a vangare.. Mi basta un pezzetto per coltivare i lamponi». C’è chi con zappa e vanga è cresciuto e ogni occasione è buona per tornare al paese per dedicarsi alla sua amata terra. «Mio papà era un contadino e fin da piccolo andavo in campagna a coltivare– racconta Giuseppe muratore in pensione che vive a San Rocco e raggiunge l’orto in bicicletta – In Sicilia coltivo pistacchi, olive e fichi d’India. Non vedo l’ora di mettermi a lavorare e speriamo che il freddo non distrugga il raccolto». C’è chi l’orto a casa ce l’ha già. «Sono curioso, voglio vedere come si evolve questa iniziativa», ci confida Cosimo 66 anni di Sant’Albino.
C’è poi chi ha deciso di intraprendere questa avventura per dare una svolta alla sua vita: è il caso di Matteo, 31 anni, di Cazzaniga che laurea alla mano come tanti ragazzi di oggi vive nel mondo del precariato. «È un’abilità in più che posso apprendere – spiega – Era da tempo che cercavo di partecipare a un’esperienza di orto condiviso disposto ad andare fino a Milano. Quando poi ho scoperto il progetto di Sant’Albino mi sono subito iscritto. Ho una formazione teorica, adesso mi piacerebbe davvero imparare qualche cosa di pratico. Non ho nessuna esperienza ».
E accanto al giovane alla ricerca di un futuro magari nella terra c’è anche chi si ritrova nel limbo degli esodati. «I miei nonni erano contadini e l’orto mi manca – racconta Gaetano di Cederna – Un’aspirazione che avevo messo nel cassetto e che adesso ho il tempo di vivere».