Quando mancano dieci giorni al termine della mostra “Nonostante il lungo tempo trascorso…” alla Villa reale di Monza, il capoluogo della Brianza si prepara a ospitare l’incontro con il curatore, Marco De Paolis, procuratore generale militare – nato peraltro in città – che sarà ospite martedì 21 ottobre alle 17 del Binario 7, dove sarà presentato il suo libro “Caccia ai nazisti” (Rizzoli, prefazione di Liliana Segre). Con lui l’assessora alla Cultura Arianna Bettin e Silvia Buzzelli, docente di Diritto processuale penale presso l’Università degli studi di Milano-Bicocca.
Il libro sottotitolato “Marzabotto, Sant’Anna e le stragi naziste in Italia: la storia del procuratore che ha portato i nazisti alla sbarra” ripercorre il lungo lavoro giudiziario portato avanti da procuratore generale attraverso tre procure militari – La Spezia, Verona e Roma – “interamente dedicato al tentativo di dare una risposta alle migliaia di famiglie italiane le cui vite furono sconvolte dalla violenza nazifascista abbattutasi sull’Italia e sui nostri militari all’estero dopo l’8 settembre 1943”. Sono stati sedici anni, ricorda il Comune, dedicati al tentativo di ricercare, ricostruire e giudicare centinaia di criminali di guerra, “responsabili delle più gravi e sanguinose stragi che hanno riguardato il nostro Paese e i nostri cittadini”, il contenuto stesso della mostra itinerante approdata alla Reggia.
“Caccia ai nazisti” a Monza: le inchieste per rimediare agli errori
Sono state centinaia le indagini in Italia e all’estero per cercare i nazisti responsabili della morte di quasi 100mila italiani, fra il 2002 e il 2018, con l’idea, più volte affermata dallo stesso De Paolis, di rimediare all’errore fatto decenni prima con una sentenza che si era trasformata in una pietra tombale sull’identificazione delle responsabilità. Il lavoro si è poi tradotto in dieci anni 17 processi e 57 condanne all’ergastolo. Il punto di partenza? L’armadio “della vergogna”, scoperto nel 1994, contenente 695 fascicoli occultati sulle stragi nazifasciste.
«All’interno delle celebrazioni dell’ottantesimo anno dalla Liberazione, questo appuntamento celebra la Resistenza e il doloroso percorso che condussero l’Italia verso la Liberazione, per non dimenticarne le vittime e da dove veniamo, ma anche per riaffermare la necessità di preservare il diritto umanitario internazionale e quei presidi giuridici sorti dalle violenze della seconda guerra mondiale per la tutela dei civili e dei non combattenti – ha detto Bettin -. Ciò in un momento storico in cui i venti di guerra sembrano spirare più forti in tutto il mondo: per questo c’è l’urgenza di ricordare il senso e le radici profonde, inscritte nelle biografie di coloro che vissero quelle vicende, dell’Articolo 11 della Costituzione».