Corsi d’acqua esondati, quartieri allagati, black out, traffico in tilt. Disagi, ritardi, preoccupazione, impotenza. Scene e stati d’animo di ordinaria amministrazione che non si verificano più solo quando soffia bufera. Ormai per scatenare il caos bastano anche solo precipitazioni un poco più intense o prolungate rispetto a quello che può essere considerato il normale.
È successo (di nuovo) nella mattinata di lunedì 22 settembre con le esondazioni che hanno mandato sott’acqua la Brianza del Seveso, con lo stesso Seveso e i torrenti Tarò e Certesa ben oltre gli argini (mentre il livello del Lambro è rimasto entro la soglia di attenzione) ed era successo qualche settimana fa anche nella Brianza lecchese (e comasca), con le piene delle Bevere e del Rio Gambaione. Questione di cambiamento climatico in atto, sicuramente. Ma c’è dell’altro: “Facciamo un esame di coscienza: osserviamo come e quanto il nostro territorio sia stato impermeabilizzato, con torrenti tombinati, deviati, artificializzati e inquinati”. A prendere parola è il Comitato per la difesa delle Bevere e del fiume Lambro, che denuncia “la mancata manutenzione e la gestione sbagliata dei corsi d’acqua” e “l’inerzia delle istituzioni locali e regionali”.
Alluvioni a Monza e Brianza: i corsi d’acqua minori tombati
Nel corso degli anni «i corsi d’acqua minori sono stati coperti, incanalati o ridotti a condotte sotterranee, mentre il territorio ha subito un processo di impermeabilizzazione massiccia che ha sottratto spazio naturale all’assorbimento delle acque piovane. In mancanza di aree di laminazione o di adeguata manutenzione, le piogge intense trasformano i quartieri in bacini temporanei, con gravi danni»: lo sottolinea l’agronoma Anna Nicolodi, presidente del comitato.
«Fino a venti, trent’anni fa, non era così: ora, ogni volta che le previsioni danno pioggia, guardiamo al cielo con preoccupazione. Non è più accettabile – prosegue – che gli enti competenti si limitino a rincorrere l’emergenza senza affrontare le cause strutturali. È mancata la manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua e non si è mai voluto aprire un serio dibattito sulla necessità di riportare i torrenti alla luce e restituire al territorio la sua funzione naturale di drenaggio».
Alluvioni a Monza e Brianza: stop al consumo di suolo e proposte
Eppure delle soluzioni potrebbero essere messe in campo subito, a partire «dallo stop al consumo di suolo» fino a «una maggiore attenzione all’invarianza idraulica nei nuovi progetti urbanistici», aggiunge il geologo Francesco Nicolodi, membro del direttivo del comitato: «I nuovi Pgt – spiega – dovrebbero bloccare il più possibile le nuove edificazioni su aree verdi, da tutelare, e concentrarsi per quanto possibile sulla riqualificazione e sulla bonifica delle aree dismesse, pratiche che sappiamo essere costose e che, per questo, andrebbero incentivate».
È possibile anche prevedere, suggeriscono, la realizzazione di sistemi di drenaggio urbano sostenibile (come in un progetto di Cesano Maderno): ad esempio «aiuole e aree verdi progettate per assorbire l’acqua piovana, asfalti drenanti e altre strategie di questo tipo, in grado di ridurre il deflusso superficiale. Servono azioni concrete e immediatamente verificabili, perché ormai l’inerzia pubblica ha un costo altissimo tra danni economici, disagi sociali e perdita di sicurezza».