Altro che beneficenza, altro che spirito di servizio. A Monza, nel cuore dell’estate, mentre la città si svuotava per le ferie e i condizionatori gracchiavano, è andato in scena un commissariamento da manuale del perfetto stratega da ombrellone. Il 29 luglio, data perfetta per passare inosservati, qualcuno ha ben pensato di decapitare la sezione monzese di Aias, storica associazione per l’assistenza agli spastici. Sciolto il consiglio direttivo, e commissario calato dall’alto senza nemmeno un brindisi di saluto. Una roba da Congresso di Vienna, solo con più crema solare e meno diplomazia.
Scandalo Aias Monza: le manovre estive
Chiariamo subito: Aias Monza non è un circolo bocciofilo di provincia, ma un presidio vero, reale, storico, che da più di 50 anni assiste famiglie, disabili, pazienti, con servizi pagati anche dalla sanità pubblica. Ma qualcosa, anzi più di qualcosa, è andato storto. Anzi, a forza di “gestioni opache” e dubbi non chiariti, siamo arrivati dritti al capolinea istituzionale, col treno della trasparenza deragliato da tempo. E il bello è che chi ha osato sollevare dubbi è stato fatto fuori. Accompagnato in malo modo alla porta senza spiegazione. L’epurazione perfetta, con tanti saluti ai soci indignati, che si sono visti espropriati della loro associazione da un manipolo di manovratori in ferie anticipate e da un ex presidente (Gaetano Santonocito) desideroso di prolungare ancora nel tempo il suo potere. E lui? Il presidente, anzi l’ex presidente, seppur commissiariato continua ad operare ed imperare in Aias come se nulla fosse. Commissari e commissariato vanno a braccetto in attesa che la tempesta passi. Ma qui più che tempesta è un temporale di quelli estivi, che svela tutti i tombini otturati. Infatti i due commissari piombati da Roma sembrano aver preso molto sul serio la missione. Alloggiano in un hotel di lusso e si concedono pranzi da 400 euro. Se non altro, tra un risotto e un calice di Amarone, stanno facendo girare l’economia locale.
Scandalo Aias Monza: la richiesta di trasparenza
Solidarietà sì, ma con room service e carta dei vini. Intanto i donatori privati, quelli che avevano creduto in Aias e nel suo lavoro, si stanno facendo due conti. Alcuni, non volendo collaborare con Santonocito, visto il comportamento e la poca trasparenza vogliono indietro le donazioni. Altri, come minimo, pretendono spiegazioni, che però tardano ad arrivare (nessuna risposta è mai pervenuta da parte dei commissari alle pec ricevute). E chissà cosa penserà quella cittadina che aveva prestato un esoscheletro all’avanguardia, pagando e quindi regalando anche il corso di formazione agli operatori del centro (uno dei pochi in tutta la Regione) a titolo gratuito. Un gesto di fiducia nei confronti della direzione che ha seguito l’intero progetto e tutti i suoi sviluppi, ricambiato con giochi di potere degni di una fiction (brutta) della domenica sera.
Scandalo Aias Monza: la politica
Le istituzioni, come sempre, si sono svegliate con un comunicato: “Ci preme garantire la continuità dei servizi.” Giusto. Ma serviva il terremoto per accorgersene? E chi garantisce invece la dignità di chi è stato fatto fuori, mentre chiedeva solo chiarezza?
La consigliera regionale Martina Sassoli lo ha detto chiaramente: non si può commissariare anche il buon senso. Se Aias Monza ha rappresentato per 52 anni un faro nella disabilità, oggi rischia di diventare il caso di scuola di come distruggere la fiducia in meno di una settimana.
E, stavolta, i “compiti a casa” non spettano solo alla nuova gestione, ma a chi ha chiuso gli occhi troppo a lungo.
La storia non è finita. Anzi. Ora che il fumo delle ferie si dirada, si vedranno le macerie. Magari tra i documenti spunteranno anche le risposte. Intanto i soci veri, quelli che ci credono ancora, sono pronti a difendere il patrimonio umano, professionale, sociale e morale di una Aias che qualcuno voleva trasformare in azienda privata. Qui non si vendono servizi, si vive sulla fiducia. Peccato che qualcuno l’abbia già messa in saldo. n