I bambini monzesi fino a una trentina di anni fa lo sapevano: dentro un’anta nel cortile accanto al duomo, il chiostrino dei morti del duomo, si poteva vedere, non senza una buona dose di coraggio, la mummia perfettamente conservata di Estorre Visconti, morto in battaglia in seguito alla ferita mortale di una spingarda nel 1413. È stato il primo, e l’unico, a battere una moneta monzese, ancora oggi contesa dai collezionisti.
Dopo secoli di silenzi la mummia di Estorre Visconti torna a parlare: il tempo che passa
Oltre seicento anni dopo il Museo e tesoro del duomo di Monza vuole trovare una nuova più degna e funzionale collocazione al figlio di Bernabò Visconti, valorizzando così uno dei reperti più suggestivi nel suo genere, coinvolgendo direttamente i visitatori del museo nel primo progetto partecipativo promosso dall’ipogeo dal titolo “Il ritorno di Estorre”.
Conservato in una nicchia nel chiostro laterale al duomo, veniva poi protetto con un vetro solo nel 1944 e fu chiuso agli sguardi del pubblico con un’anta.

Dopo secoli di silenzi la mummia di Estorre Visconti torna a parlare: l’autopsia
Dopo essere rimasto per oltre trecento anni nel chiostrino il corpo naturalmente mummificato è stato definitivamente rimosso solo nel 2023, e sottoposto a importanti indagini scientifiche condotte dal laboratorio Labanof dell’Università degli Studi di Milano (gli stessi che hanno prodotto le indagini sul corpo di san Gerardo dei Tintori), in collaborazione con l’Università Bicocca per conoscere più dettagliatamente le cause della morte e il processo che ha portato alla mummificazione del corpo.
«Mentre gli studi stanno volgendo al termine, il Museo è ora chiamato a definire una collocazione più dignitosa per i resti di Estorre e a narrare la sua storia, che si intreccia con quella della città – spiegano dal Museo – In particolare vogliamo puntare a una riflessione condivisa con la comunità su questo tema e a promuovere l’incontro e il dialogo con i monzesi».
Dopo secoli di silenzi la mummia di Estorre Visconti torna a parlare: il questionario
L’idea è quindi un questionario che sarà proposto ai visitatori per tutta l’estate.
«Il Museo punta così a fare tesoro non solo delle opinioni dei visitatori in questo delicato e importante momento di trasformazione, ma anche a raccoglierne i ricordi e le testimonianze, perché per crescere e custodire la comunità, un museo ha bisogno anche della memoria viva di chi lo frequenta», continuano dal Museo e tesoro del duomo.
Per tutta l’estate, fino a settembre, verranno raccolte le opinioni dei visitatori. Sono già previsti poi incontri aperti al pubblico sul tema dell’esposizione della mummia e lo studio dei resti umani del corpo di Estorre.
«Vogliamo che la comunità sia attore fondamentale in questo processo partecipato», confermano dal Museo.

Dopo secoli di silenzi la mummia di Estorre Visconti torna a parlare: l’invito ai monzesi
E proprio per invogliare i visitatori a conoscere la storia del guerriero visconteo il Museo e tesoro del duomo, che conserva tra le altre cose anche la spada che Estorre portava in battaglia, ha lanciato una promozione per il periodo estivo: fino al 21 settembre (domenica in cui si ricorda la devozione per il Santo chiodo), i monzesi residenti in città potranno accedere al museo esibendo un documento di identità, al prezzo speciale di 2 euro. Proprio in occasione della visita verrà proposto il questionario per raccogliere suggerimento in merito alla futura collocazione della mummia. Il Museo è aperto da martedì a domenica, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18.
Dopo secoli di silenzi la mummia di Estorre Visconti torna a parlare: come votare
Tutti possono comunque partecipare al sondaggio che è disponibile anche sul sito museoduomonza.it e sulle pagine social ufficiali del Museo. Il museo della basilica è da qualche giorno entrato a far parte anche del sito Amei, la piattaforma online dell’Associazione dei musei ecclesiastici italiani. «Un nuovo passo per valorizzare il nostro patrimonio e condividerlo con sempre più visitatori», ha commentato soddisfatta la direttrice, Rita Capurro.