«Il quadro della situazione è complesso -esordisce Roberto Mauri, presidente della cooperativa La Meridiana di Monza, che si occupa di anziani a 360 gradi – negli ultimi venti anni è cambiata radicalmente la condizione degli anziani. Prima la Rsa era una struttura dove le persone stavano dai due anni ai quattro anni. Ora, invece, pur non essendo un hospice, la Rsa è diventato il luogo dove si trascorre il fine vita, ovvero anche pochi mesi. Questa situazione oggettiva ha aumentato la componente assistenziale- sanitaria all’interno delle strutture con conseguente incremento dei costi a carico delle strutture stesse».
Far quadrare i conti torna difficile sia agli amministratori delle Rsa sia alle famiglie dei pazienti che, il più delle volte, non riescono a sostenere i costi delle rette. Le quote messe a disposizione dalla Regione Lombardia sono insufficienti e non riescono a tenere il passo dell’inflazione che ha progressivamente ridotto il potere d’acquisto.
Anziani a Monza e Brianza: le rsa e la nuova legge
«A tutto ciò si sono aggiunte alcune sentenze della magistratura a seguito di denunce di familiari che ritengono i costi dei ricoveri totalmente a carico del Servizio sanitario regionale. La situazione paradossale è che il giudice non ha imposto il rimborso all’ente pubblico ma ha condannato le stesse Rsa a restituire le rette incassate, decisione che mette l’intero sistema delle Rsa a rischio fallimento». Per quel che riguarda le liste di attesa, Mauri conferma che «si sta ritornando nell’era pre Covid con i numeri in costante aumento».
«Trovare un posto letto, soprattutto nel nostro territorio, sta diventando fantascienza– sottolinea- le famiglie sono costrette a rivolgersi a strutture fuori provincia, se non fuori regione, a meno che non possano permettersi di pagare cifre molto elevate».
Anziani a Monza e Brianza: che cosa manca
Secondo Mauri mancano strutture “intermedie” tra la casa e la Rsa, che possano ritardare il più possibile l’ingresso di un anziano in una struttura di ricovero. «La Meridiana ha adottato due soluzioni positive per differenti tipologie di anziani: l’oasi di san Gerardino, attiva dal 2004, con alloggi protetti per persone che non sono più in grado di vivere da sole, ma che sono pur sempre autonome. Lo scorso anno abbiamo inaugurato R20, una residenza che accoglie temporaneamente gli anziani venendo incontro alle famiglie che spesso non sanno gestire situazioni momentanee di fragilità dei loro cari».
Un altro punto dolente è la ricerca del personale. «Il Covid -riprende Mauri- ci ha “regalato” una situazione difficile: gli ospedali hanno riaperto i bandi di assunzione e molte figure professionali che si erano formate nelle Rsa si sono trasferite nei nosocomi. Le strutture per anziani ora si trovano con carenze di organico, senza contare che è diventato difficile reperire personale qualificato per sostituire chi se n’è andato. C’è chi ha dovuto aumentare le spese per le risorse umane pur di non lasciare andare figure già formate e ciò è ricaduto sulle tasche degli utenti. Occorre una trasformazione di sistema: avere servizi idonei e meno costosi per fare in modo che gli anziani stiano il più possibile al loro domicilio e intervenire sulle normative relative alla non autosufficienza affinché i costi non gravino eccessivamente sulle famiglie».