A dar retta alle visioni di Aldous Huxley tra una ventina di anni, dopo essere passati per una guerra planetaria devastante, vivremo in un “Mondo nuovo”. In una società dove gli individui non vivono conflitti, perché programmati dalla nascita per non averli. In cui la sesssualità è libera, ma i figli nascono con sistemi extrauterini. Dove tutti sono uguali, ma si vive in classi e ci si riconosce per i colori che si indossano. Ma non c’è conflitto di classe, perché ciascuno trova indispensabile il proprio ruolo. “Comunità, Identità, Stabilità”.
Teatro, il Mondo nuovo al Binario 7 di Monza: utopia o distopia? La versione del regista
Un paradiso in Terra, certo: ma un paradiso forzato. È utopia o distopia? Corrado Accordino e la Compagnia Binario 7 dopo “1984” di George Orwell tornano a guardare alle prospettive del mondo, questa volta secondo Aldous Huxley, lo scrittore britannico che nel 1932 ha mandato alle stampe “Brave New World”, il capostipite del genere. È la nuova produzione monzese, in scena a partire da giovedì 27 febbraio, con drammaturgia e regia firmate da Accordino.
«Trovo che le distopie siano più attuali che mai – racconta – C’è dentro tanta letteratura, creatività e anche filosofia. Perché immagina il futuro e di fronte al quadro generale in cui viviamo, in cui sembra che la cronaca ci venga incontro, la distopia diventa un argomento di attualità: non per recuperare il passato, ma per pensare al nostro futuro». Tanto più, aggiunge, che con “Il mondo nuovo” ci troviamo di fronte a un tasto in cui il confine tra distopia e utopia è fragile, perché in fondo Hexley «ci presenta una società che potrebbe essere il migliore o il peggiore dei futuri possibili».
«È un luogo dove tutti sono apparentemente organizzati, tutti hanno il loro posto, dove non c’è privacy perché nessuno ha nulla da nascondere: non c’è finzione, tutti sanno tutto di tutti. E tutti appartengono a tutti, svanisce l’idea di famiglia, ma non è una condizione messa in dubbio. E dove nessuno legge, perché tanto non c’è nulla da scrivere. Insomma: è un mondo tanto bello quanto orribile». In cui si insinua il granello di sabbia: John, nato e cresciuto in una riserva in cui il Mondo nuovo ha tenuto persone cresciute come un tempo, come noi. Il selvaggio «che conosce Shakespeare, l’estraneo, attraverso il quale le persone non cambiano idea, eppure si insinua in qualcuno una piccola cancrena, esercitano il dubbio». E allo stesso tempo lui, cresciuto parzialmente come nel “Mondo vecchio”, quello che è stato cancellato, che percepisce il “Nuovo” e la sua felicità qualcosa di artefatto.
Teatro, il Mondo nuovo al Binario 7 di Monza: John il selvaggio e il romanzo del 1932
Ha deciso di partire da lui, da John il selvaggio, Accordino, per adattare il romanzo del 1932: «La scena si apre nella seconda metà della narrazione, da Linda, la madre di John, che sta per morire. Lei ha già vissuto il Mondo nuovo. E così si possono aprire i ricordi sulla riserva, su come viviamo, su un’idea di vita, vecchiaia e morte, sulla relazione con il figlio» in una scenografia che sarà cruda, vuota e scandita da grandi orologi che simboleggiano il condizionamento, ma in una sala in cui dall’ingresso gli spettatori entreranno fisicamente nel “Mondo nuovo”. «Grazie a un’esperienza sensoriale, i profumi, le luci» anche stroboscopiche e con la scelta di costumi molto sensuali (le ragioni, quest’ultimi elementi, che portano il Binario 7 a sconsigliare lo spettacolo a chi è sensibile a determinate illuminazione e agli under 14).
«Rispetto a “1984” di Orwell in cui la narrazione è di qualità superiore, in “Mondo nuovo” mi interessano soprattutto le visioni del futuro, alcune anticipatrici. E quell’impressione che la felicità di tutti finalmente da tutti faccia rabbrividire, perché la serenità è omologazione in quella società. È davvero il migliore dei mondi possibili quello in cui siamo tutti uguali? Huxley ha anticipato negli anni Trenta, prima della Seconda guerra mondiale, temi come la libertà sessuale, la tecnologia pervasiva, il voyeurismo totale che noi oggi viviamo attraverso i social. E poi la droga di Stato, il Soma, le pillole che il governo distribuisce gratuitamente», un antidepressivo che cancella qualsiasi estemporanea infelicità, il medicinale che è socialmente inaccettabile prendere quando occorre. «Ma in fondo tabacco e alcol come monopoli di Stato, cosa sono?» si chiede Accordino.
Teatro, il Mondo nuovo al Binario 7 di Monza: azione etica, politica e artistica
«Mettere in scena, rappresentare in teatro, quel luogo immaginifico (surreale per qualcuno, possibilissimo per altri) è un’azione etica, politica e artistica – ha scritto il drammaturgo nelle note di regia – Etica e politica perché vorrei sollevare delle domande, porre dei dubbi, chiedere al pubblico fino a quanto siamo consapevoli del Mondo Nostro, quello in cui viviamo, della manipolazione mediatica e consumistica che continuiamo a subire, dell’omologazione dei pensieri, delle scelte indotte che ci fanno comportare in un certo modo, desiderare le stesse cose, inseguire la visione di un mondo tecnologico fino al paradosso».
E allora serve Shakespeare, la conoscenza, la cultura, come per John, l’unico ancora in grado di chiedersi se sia meglio essere o non essere.