La “resilienza delle province” in scena nell’auditorium di via Grigna a Monza. Dalle 10 di venerdì 21 febbraio alcuni presidenti degli enti intermedi si confronteranno sugli esiti della riforma Delrio e sul “modello lombardo”: all’incontro, organizzato dall’Unione delle province italiane e dall’Unione di quelle lombarde, interverranno il presidente dell’Upi Pasquale Gandolfi, quello lombardo Attilio Fontana mentre quello del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, che guida la Conferenza Stato Regioni, si collegherà da Bruxelles.
Monza e Brianza: le Province dopo la riforma Delrio
A fare gli onori di casa sarà il brianzolo Luca Santambrogio, dal 2022 presidente dell’Upl, che spiega: «Illustreremo ai nostri colleghi come funziona il modello lombardo in quanto l’Upi auspica che venga adottato anche in altre parti d’Italia». Quando, nel 2014, la legge Delrio ha depotenziato gli enti intermedi privandoli di risorse, personale e competenze il Pirellone ha lasciato loro alcune deleghe importanti tra cui quelle sul lavoro e la protezione civile oltre a quelle alla cultura e al turismo: altrove, invece, le province sono state ridotte ai minimi termini e hanno continuato a occuparsi solo di edilizia scolastica, manutenzione delle strade sovracomunali e pianificazione del territorio.
La via seguita in Lombardia ha, di fatto, favorito la resilienza degli enti intermedi oltre a consentire loro di mantenere un ruolo importante e di non scomparire dall’orizzonte politico e amministrativo locale: «Le competenze sul lavoro sono fondamentali soprattutto in un momento difficile come questo in quanto ci consentono di gestire la formazione professionale e i centri per l’impiego – afferma Santambrogio – l’aver mantenuto le altre funzioni ci permetterà, oltretutto, di essere pronti nel caso il Parlamento approvi la riforma per il ripristino delle nostre funzioni» e dell’elezione diretta del presidente e del consiglio da parte dei cittadini: altrove, invece, dovrebbero essere ricostituire le strutture smantellate.
Monza e Brianza: la riforma delle Province al palo
Su questo fronte Santambrogio, a differenza di alcuni suoi colleghi, è da tempo pessimista: «La vedo dura – commenta – e una volta scavallata la metà della legislatura sarà ancora più difficile che a Roma i partiti si dedichino a un disegno del genere». Eppure fino a un paio di anni fa l’approvazione di una legge che superasse la Delrio sembrava vicina in quanto praticamente tutte le forze politiche, al termine di un lungo confronto, avevano raggiunto l’accordo: per velocizzare l’iter avevano sganciato il provvedimento dalla revisione del sistema elettorale per i comuni su cui si sono divisi, ma il testo è rimasto impantanato. «Ritengo che il problema sia anche economico – ammette il presidente brianzolo – per restituire tutte le funzioni alle province servirebbero 800 milioni di euro l’anno».