Vimercate – «Il livello si è talmente alzato che per vincere devi essere bionico». Matteo Morandi scherza, ma sa come spiegare le situazioni. Reduce dal sesto posto nella finale mondiale agli anelli, l’aviere di Vimercate ha deciso di cogliere dall’esperienza londinese gli aspetti migliori. «Certo sono un po’ deluso, ho mancato il podio davvero per poco – racconta – Ma sono sempre nell’élite, mi sono confermato tra i migliori». Ed eccolo qui lo spirito di un ragazzo cresciuto a pane e ginnastica artistica.
Morandi è arrivato ai Mondiali di specialità dopo un’estate in cui gli allenamenti hanno lasciato spazio a un meritatissimo viaggio di nozze («non avevo mai staccato per un periodo così lungo», dice) ed è salito in pedana senza sapere cosa aspettarsi. «Sono arrivato alla gara con poco più di un mese di preparazione – racconta – Nelle qualificazioni ho visto una concorrenza spietata e, conquistata la finale, mi sono giocato il tutto per tutto: ho tenuto tutte le posizioni, ho fatto tutto molto bene e non solo per portare in fondo la prova. Ma sono arrivato stanchissimo alla fine di un esercizio tenuto ad altissimo livello. E ho fatto un passo troppo lungo, che ha fatto sfumare la medaglia».
Un’imprecisione sul doppio teso con avvitamento di chiusura che è costata cara. «Il livello delle competizioni si è alzato tantissimo, a Londra poi si sono presentati solo i migliori specialisti. Sugli attrezzi tutti cercano di superare i limiti, perché il regolamento lo permette: in pratica l’unico limite è fisico e per questo si è vista una qualificazione combattutissima. In finale ha vinto chi ha rischiato e ha sbagliato meno». La medaglia d’oro quindi è andata al cinese Mingyong Yan premiato con 15.675, davanti all’eterno bulgaro Iordan Jotchev (15.575) e all’ucraino Oleksander Vorobiov (15.550). Prima di Morandi (15.300 dopo il 15.450 delle eliminatorie), il brasiliano Arthur Nabarrete Zanetti e il romeno Goerge Stanescu (15.325).
«Certo sono un po’ deluso. Non ero partito per vincere una medaglia, ma ci sono andato vicino. Però sono già rientrato in palestra e adesso incomincio a pensare all’anno prossimo». E questa è la buona notizia. Il ginnasta 28enne cresciuto nella Casati Arcore ha ancora tanta voglia di gareggiare. Nonostante una stagione che l’ha messo a dura prova con le delusioni dell’olimpiade di Pechino e degli Europei di Milano (due volte giù dal podio con complicità delle giurie). «Sono ancora tra i migliori. E dopo il tradizionale Gran prix, che quest’anno sarà a Brindisi, incomincerò a preparare il 2010: il campionato di serie A, gli Europei in primavera e i Mondiali qualificanti a 24 nazioni». Insomma, non c’è tempo per annoiarsi.
Chiara Pederzoli