Silicon valley ormai a pezziI casi St, Numonyx e Alcatel

Punto della situazione sulla crisi che ha investito tutte le aziende dell'ormai ex silicon valley vimercatese. Tra cassintegrazione, scioperi e mobilità, si preannuncia un Natale di paura per centinaia di famiglie.
Silicon valley ormai a pezziI casi St, Numonyx e Alcatel

Vimercate – Regione Lombardia lo ha ribadito martedì, al tavolo istituzionale permanente istituito in Provincia: alcune aziende italiane di media e grande dimensione, quasi tutte appartenenti alla filiera dell’hitech, sono interessate a insediarsi, anche in tempi ravvicinati, nell’area ex Celestica. Potrebbe ripartire da qui il progetto del polo tecnologico nato nel 2006, ancora al palo e tartassato da anni di cassa integrazione e piani industriali falliti, magari con un ruolo di traino ancora più deciso affidato al distretto green e hitech, come caldeggiato da Palazzo Trotti e avallato dalla Provincia.

Mentre la silicon valley brianzola, in conclamato declino, pare dunque giocare l’ultima carta per una rinascita, il Vimercatese e l’Italia intera rischiano di perdere uno spezzone fondamentale e unico di ricerca nel settore delle memorie, quello dell’ex Numonyx, costola di StMicroelectronics, passata nella mani della multinazionale americana Micron che nulla sta investendo sul sito agratese e che a maggio dirà se intende restare, e confermare i quasi mille ricercatori impiegati, oppure no. «La qualità del lavoro che stiamo svolgendo e dei risultati ottenuti è chiara e riconosciuta dalla stessa azienda – rivelano le rsu di Micron -. L’azienda però sta trasportando la nostra tecnologia negli Stati Uniti e la nostra sensazione è che si stia preparando ad andarsene».

Una prospettiva preoccupante, complicata anche dalla difficoltà di entrare in relazione sindacale con un’impresa che prende decisioni unilaterali e le comunica senza riconoscere margini di trattativa. Spiragli invece si sono aperti per l’ex Celestica, pur nella cautela del ridisegno di un progetto di reindustrializzazione dopo anni di tentativi falliti. Sindacati e lavoratori hanno deciso di sospendere la mobilitazione in attesa di verificare i passi concreti, in tempi rapidissimi.

Sono due le strade decise martedì: entro ieri pomeriggio, data di aggiornamento del tavolo provinciale, le istituzioni tutte, Comune, Provincia, Regione e Ministero, hanno preso impegno di arrivare con un protocollo di intesa firmato per il rilancio dell’area; Regione Lombardia ha proposto la redazione successiva di un documento, o un accordo di programma o un’altra sorta di contratto, che tra i sottoscrittori vedrà anche azienda e sindacati, e che avrà dunque tempi più lunghi.

«Il tavolo ha avuto un andamento positivo, pur nella criticità della situazione – ha commentato Gigi Redaelli, segretario generale Fim Cisl Brianza -. Abbiamo ricordato che è stata aperta una procedura di mobilità per 330 persone, e abbiamo sottolineato come questo elemento, pur non pregiudiziale, debba essere però ricondotto nell’ambito degli strumenti utili alla reindustrializzazione. Per noi il mantenimento della vocazione industriale del sito e la salvaguardia del livello occupazionale sono elementi fondamentali».

È intanto rottura tra sindacati e StMicroelectronics, la mobilitazione continua con otto ore di sciopero spalmate su tre giorni, da ieri fino a domenica. Martedì l’azienda ha ribadito la volontà di confermare soltanto 63 lavoratori interinali fino al 31 marzo prossimo, e di lasciarne a casa nel frattempo ben 118, a causa del calo temporaneo dei volumi di produzione del primo trimestre e di qualche incertezza sui mesi successivi per i quali però, nel summit tenuto a Parigi, i vertici della multinazionale hanno previsto un ritorno agli standard produttivi consueti. Le rsu ribadiscono che altre strade sono possibili per evitare i licenziamenti, ripartendo su tutti i lavoratori la riduzione dei costi.

Supplemento di cassa integrazione,con la capienza salita da 60 a 90 persone, 53 delle quali in via Trento,e la razionalizzazione dei siti che avanza, con il recente annuncio della chiusura del sito di Genova.Così suona l’ultimo scorcio del 2011 per Alcatel Lucent, e non basta.Per il 2012 la multinazionale ha annunciato, su scala europea, esuberi strutturali, con il rischio di altra cassa o addirittura di mobilità, e una nuova riorganizzazione, complice la delocalizzazione di alcune attività nell’est Europa. È un quadro che i sindacati valutano con preoccupazione, temendo il progressivo disimpegno di Alcatel in quest’area,e che l’azienda ha confermato nell’incontro tenuto mercoledì al Ministero dello Sviluppo economico.
A. Pra.