Monza – «Il sangue infetto viaggiava in motorino, da Monza a Milano». Fialette di sangue prelevato da malati di hiv che a bordo di uno scooter dal san Gerardo raggiungevano un centro ricerca del capoluogo. Con tutti i rischi del caso. Nulla di penalmente rilevante, ma evidentemente è un iter che non risponde ai protocolli. E’ un altro dei particolari che sono emergendo nell’ambito dell’inchiesta sullo scandalo del sangue infetto che ha investito il reparto di malattie infettive dell’ospedale San Gerardo di Monza.
I sostituti procuratori Salvatore Bellomo e Caterina Trentini, giovedì hanno disposto una serie di perquisizioni: nel reparto infettivi si sono presentati i carabinieri della Compagnia di Seregno e i colleghi del Nucleo Anti Sofisticazioni di Milano. I militari si sono presentati anche all’Università Statale di Milano e nelle abitazioni di Legnano e della provincia di Lecco di un paio di medici. Sono stati notificati anche inviti a comparire a diversi medici iscritti nel registro degli indagati.
Tra loro Andrea Gori, direttore del reparto. Tutto è partito da una denuncia presentata da una persona interna al reparto Infettivi ai carabinieri della Compagnia di Seregno. Il reato principale contestato è il peculato, ipotizzato nell’ipotesi che il sangue venisse prelevato in misura eccedente al dovuto, e usato per scopi diversi da quello istituzionali. Poi c’è l’accusa di falso sulle cartelle cliniche, nelle parti relative al consenso informato dei pazienti e l’ipotesi di truffa, per avere rimborsi pubblici maggiori rispetto alle prestazione mediche realmente eseguite.