I cento anni di Roberto Crippa, l’artista che aveva fame di emozioni

Sono passati cento anni dalla nascita di Roberto Crippa, protagonista internazionale dello Spazialismo prematuramente scomparso in un incidente aereo.
Particolare di una Spirale di Roberto Crippa del 1951
Particolare di una Spirale di Roberto Crippa del 1951

Certe date e certi artisti non vanno dimenticati specie in occasione della ricorrenza del centenario della nascita. È il 19 maggio 1921 quando nasce a Monza Gaetano Crippa, detto Roberto, da Giuseppe Crippa e Giulia Macchi. Terzogenito dopo Alfredo e Guido e maggiore della sorella Amelia, lei stessa una buona artista conosciuta come Lia. L’intera famiglia si trasferisce a Milano quando Tani – così chiamato affettuosamente dai parenti – è ancora molto piccolo.

I cento anni di Roberto Crippa, l’artista che aveva fame di emozioni
Roberto Crippa

È il 1941 quando sposa Elda Libero, ventenne, prima di partire per la Seconda Guerra Mondiale arruolato in Aereonautica. Come allievo pilota partecipa a numerose missioni belliche, ed in questo periodo che nasce la sua passione per il volo accompagnandolo fino alla fine dei suoi giorni. Nel 1943 nasce il figlio Roberto, nome amato tanto da utilizzarlo come nome d’arte per la sua carriera di pittore.

Nel 1944 inizia a frequentare l’Accademia di Brera dove tra i suoi insegnanti figurano Achille Funi, Aldo Carpi e Carlo Carrà. Del 1945 sono i primi dipinti figurativi che risentono ancora dell’influenza post-cubista e nel 1946 vince il Premio Hayez. Nel 1947 si diploma a Brera ed espone alla Galleria Bergamini di Milano con la sua prima mostra personale; è anche l’anno in cui, scrollatasi l’esperienza accademica, con l’amico Gianni Dova, conosciuto nelle aule di Brera, sperimenta una pittura incentrata sul rapporto tra forma e spazio, uno ricerca che lo impegna quando inizia a dipingere le primissime Spirali.

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Roberto Crippa

L’esigenza di sperimentare e trovare novelle forme espressive, sarà una costante di Roberto Crippa, personaggio esuberante, vitale, curioso del mondo, energico e mai stanco di provare nuove emozioni e nuove esperienze, in arte come nel volo. Nel 1948 il percorso artistico del giovane decolla a grande velocità. Oltre alle mostre personali è invitato a partecipare sia alla Biennale di Venezia che alla Triennale di Milano; l’esposizione veneziana, alla sua XXIVª edizione, è la prima dopo la Seconda Guerra Mondiale e l’aria che si respirava era tipica della ripartenza, di un’Italia che voleva risorgere anche in campo artistico; le partecipazioni a queste manifestazioni di arte contemporanea si susseguono intensamente e constantemente, tanto che dal 1948 al 1960 è presente a quattro Triennali di Milano (1948, 1951, 1954, 1960) e nel 1960 ne vince la XIII° edizione.

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Mentre alle Biennali veneziane sarà invitato a ben sei edizioni, e dal 1948 al 1968 non sarà presente solo a quelle del 1960, 1962 e 1966. A Milano era di casa in quel nutrito gruppo di artisti che frequentano Brera e il Bar Giamaica con i coetanei Cesare Peverelli, Gianni Dova, Enrico Baj nonché Aldo Bergolli e il maestro Lucio Fontana, suoi amici e colleghi. Gli anni ’50 sono a Milano epicentro dell’arte internazionale, Crippa sviluppa sia un’arte spazialista – con le famose Spirali – che un’arte vicina all’astrattismo connotata da composizioni geometriche; poi conquista nuovi spazi, e sicuramente le Spirali sono la rappresentazione dei volteggi che compie in volo e come scrisse il collega Guido Ballo: “[…] il groviglio si effettua nel gesto impetuoso e largo, caricandosi di energia, vitalismo da action-painting.” Le Spirali, dapprima grafiche, poi ricche di materia e dai colori accesi, sono l’arte spaziale cui Roberto Crippa aderisce firmando tre manifesti: 2 aprile 1950 “Proposta di un regolamento del Movimento Spaziale”.

Manifesto distribuito solo agli artisti aderenti al movimento e firmato oltre che da Crippa da Lucio Fontana, Milena Milani, Giampiero Giani, Beniamino Joppolo e Carlo Cardazzo. 26 novembre 1951 “Manifesto dell’Arte Spaziale”. Altri firmatari sono: Fontana, Milani, Joppolo, Carozzi, Deluigi, Dova, Peverelli, Vianello, Morucchio, Ambrosini e Guidi. 17 maggio 1952 “Manifesto del Movimento Spaziale per la televisione” Aderisce insieme a Ambrosini, Burri, Deluigi, De Toffoli, Dova, Donati, Fontana, Carozzi, Guidi, Joppolo, La Regina, Milani, Morucchio, Peverelli, Tancredi e Vianello. Espone in musei e gallerie in tutto il mondo, sia in mostre collettive che personali. Nel 1950-1951 approda a New York, conosce Alexander Jolas che visti i suoi lavori gli propone una personale nella sua sede americana, dove ha modo di incontrare Max Ernst, Marcel Duchamp e conoscere le opere di Jackson Pollock. Nel 1952 partecipa con Dova, Peverelli, Joppolo, Fontana e Deluigi alla prima mostra collettiva di artisti spaziali presso la Galleria del Naviglio, sede del Movimento Spaziale.

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Roberto Crippa

L’arte americana lo avvia a creare i primi Totem – ominidi dalle forme fantastiche, primordiali, surreali che verso il 1955-56 produsse anche in forme scultoree di metallo. Alla fine anni ’50 sperimenta nuove strade espressive, compaiono le opere polimateriche e in rilievo dove utilizza diversi materiali come sughero, legno, cartone, carta di giornale assemblati tra loro in originalissimi collages. Di questi lavori ne compone anche quattro in collaborazione con Brauner e due con Fontana. Sono ancora gli anni ’50 a vedere Crippa ad Albisola, dove oggi è visibile la Passeggiata degli Artisti con i suoi 800 metri di pannelli decorati con tessere di mosaico da Fontana, Fabbri, Crippa, Lam, Luzzati, Rossello e molti altri.

La passione per il volo lo porta nel 1956 a conseguire il brevetto di secondo grado e scampa alla sciagura di un primo incidente, all’aeroporto di Linate, allora sede dell’Aero Club di Milano. Nel 1955 partecipa alla prima edizione di Documenta di Kassel, occasione per conoscenze nel campo artistico internazionale. Negli anni ’60 –mai stanco di ricercare nuove forme espressive– crea le Amiantiti gli ultimi lavori che sono “personali trascrizioni del paesaggio dell’uomo dell’era spaziale” visioni cosmiche ove si possono scorgere soli, lune, oggetti che ricordano gli amati aerei, paesaggi primordiali dapprima dai colori sobri e quasi monocrome, successivamente connotate da una straodinaria vivacità cromatica e purezza formale.

È del 1961 la fondazione del Gruppo Acrobatico dell’Aero Club di Milano, mentre nel 1962 sopra i cieli di Bresso (nuova sede dell’Aero Club) è vittima di un altro incidente aereo questa volta molto serio. Sul finire del 1971 una grande mostra personale dell’artista è ospitata nella Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale di Milano, presentata da Guido Ballo con oltre ottanta opere esposte. Mentre la mostra è ancora in corso, il 19 marzo 1972 a bordo di uno Zlin, facendo una lezione di volo acrobatico con un allievo che sbaglia irrimediabilmente manovra, Crippa tenta di correggere la traiettoria del velivolo ma è tardi, per i due non c’è più scampo. Crippa muore presso il campovolo di Bresso, non aveva ancora compiuto 51 anni.

Carlo Franza

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I cento anni di Roberto Crippa, l’artista che aveva fame di emozioni
Roberto Crippa

Nato nel 1949, Carlo Franza è uno storico dell’arte moderna e contemporanea, italiano. Critico d’arte. È vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (lettere, filosofia e sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e assistente ordinario. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore straordinario di storia dell’arte moderna e contemporanea (Università La Sapienza- Roma) , ordinario di lingua e letteratura italiana. Visiting professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose università estere. Giornalista, critico d’arte dal 1974 al 2002 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero dal 2002 al 2012. Nel 2012 ritorna e riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell’arte”.