Seregno incredula dopo l’inchiesta: avvisi di garanzia anche per altri consiglieri Aeb

La città di nuovo alle prese con una indagine giudiziaria. Le informazioni di garanzia hanno raggiunto il sindaco Alberto Rossi, l’assessore Giuseppe Borgonovo, il segretario comunale Alfredo Ricciardi e il consiglio di amministrazione di Aeb composto dalla presidente Loredana Bracchita e dai consiglieri Maurizio Lissoni, Leonardo Solera e Federico Mafezzini
Monza, la sede della Procura della Repubblica
Monza, la sede della Procura della Repubblica Fabrizio Radaelli

La notizia degli avvisi di garanzia che hanno raggiunto il sindaco Alberto Rossi, l’assessore Giuseppe Borgonovo, il segretario comunale Alfredo Ricciardi e il consiglio di amministrazione di Aeb composto dalla presidente Loredana Bracchita e dai consiglieri Maurizio Lissoni, Leonardo Solera e Federico Mafezzini, a seguito dell’inchiesta sull’operazione di integrazione societaria tra la già municipalizzata di Seregno Aeb e la milanese A2A, ha destato molto rumore stamane a Seregno.

In tutti gli ambienti locali c’è sconcerto e le persone si domandano come mai una cosa simile sia potuta accadere. Leggerezza o troppo sicurezza nello svolgere questo tipo di operazione? Di certo la città viene ancora una volta, com’è accaduto nel recente passato, umiliata, vedendo i suoi amministratori chiamati a rispondere alla giustizia.

Una Seregno che sembra non avere pace. Dopo il periodo di stasi dovuto alla pandemia, quando sembrava che tutto filasse per il meglio con la ripresa e l’incremento delle attività commerciali e delle iniziative culturali, l’ennesimo contraccolpo che ha raffreddato l’interesse. Nei commenti di piazza: “siamo curiosi di vedere come finirà questa vicenda. A seguito di questi avvisi di garanzia il consiglio comunale verrà nuovamente sciolto a seguito di dimissioni degli interessati o andrà sino alla fine del mandato?”.

Seregno ha bisogno di trovare regolarità e stabilità. Se all’avvio di garanzia dovesse aggiungersi il rinvio a giudizio degli interessati, secondo la legge approvata recentemente in Parlamento su proposta del ministro di giustizia Cartabia, che entrerà in funzione a partire dal 1 gennaio prossimo, il processo di primo grado dovrà durare due anni con sei mesi di aggiunta se persistessero delle difficoltà processuali. Mentre l’appello avrebbe la durata di un anno con sempre sei mesi di aggiunta se ci fossero difficoltà processionali. L’eventuale ricorso in Cassazione avrà la durata di due anni.