Povertà, alla Caritas di Monza e Brianza esplodono le richieste di cibo

Crescono ancora gli italiani che, in condizioni di povertà, si rivolgono ai centri di ascolto della Caritas. Anche nel 2015, per la zona di Monza e Brianza, la percentuale è aumentata del 3,3 per cento rispetto all’anno precedente. Aumentano le richieste di cibo. Ma c’è anche qualche segnale positivo.
Arcore  Caritas
Arcore Caritas Michele Boni

Crescono ancora gli italiani che, in condizioni di povertà, si rivolgono ai centri di ascolto della Caritas. Anche nel 2015, per la zona di Monza e Brianza, la percentuale è aumentata del 3,3 per cento rispetto all’anno precedente. Ma, in generale, qualche segnale positivo c’è, con il calo complessivo delle persone che cercano un aiuto: meno 16,4 per cento, rispetto all’anno precedente.

I dati arrivano dall’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse di Caritas Ambrosiana, che ha presentato a fine 2016 le analisi distinte per zone pastorali. In quella di Monza e della Brianza si conferma il calo della percentuale di stranieri (meno 3,2), anche se gli immigrati restano comunque la fetta più consistente di coloro che chiedono aiuto (57,6). Nel 2014 gli italiani erano già oltre il 38 per cento, oggi sono a oltre il 42. Il dato è in linea con quello registrato anche nelle altre zone pastorali della Diocesi, ma mostra una inversione di tendenza che ormai si è, passo dopo passo, consolidata sempre più negli ultimi anni.

Nella zona di Sesto San Giovanni, addirittura, è avvenuto il sorpasso: gli italiani che chiedono aiuto sono leggermente di più degli stranieri. L’emergenza è fatta di crisi economica, ma anche di nuovi flussi migratori e dinamiche macro. Spesso però basta davvero poco anche ai brianzoli per ritrovarsi bisognosi di un pacco alimentare o di un aiuto per pagare una bolletta. Nel contempo sembra, da un altro punto di vista, essersi rafforzata la capacità degli stranieri, specie per chi proviene dall’Est-Europa e dal Sudamerica, di aiutarsi tra loro o cercare sostegno fuori dai circuiti Caritas. C’è anche una percentuale di persone che, con la crisi che morde, preferisce fare rientro nei luoghi d’origine.

A Monza e Brianza sono ancora le donne quelle che chiedono una mano con più facilità: più del doppio (1.083 rispetto ai 506 uomini). E questo nonostante a livello nazionale invece si registri nel 2015 un netto incremento degli uomini, con alcune situazioni ormai di parità.Nei sette centri d’ascolto presi in considerazione in Brianza sono giunte lo scorso anno 1.589 persone, rispetto alle 1.902 del 2014. Il buon segno è proprio questo: il pur lieve calo generale delle persone accolte. L’indagine nel territorio della zona pastorale di Monza è stata condotta su un campione di 6.887 richieste.

Gli italiani hanno in prevalenza tra i 35 e 54 anni, mentre gli stranieri sono in media più giovani (25-44 anni). Una grossa fetta proviene dal Marocco, a seguire Ucraina (comunque in netto calo meno 22 percento), Romania, Tunisia, Ghana e Senegal. Come già nel 2014, nella zona di Monza poco più della metà del campione è rappresentato da persone coniugate (51,7). I disoccupati sono il 52%. Gli italiani senza lavoro da breve tempo sono il 15,7% contro il 33% degli immigrati. Le persone occupate, part time e full time, sono il 13,6%. Tra quanti hanno una occupazione, le professioni maggiormente segnalate sono: operaio generico (61), lavoro domestico (59), assistenza anziani (52), addetto alle pulizie (37).

I primi cinque bisogni sono gli stessi del 2014: reddito, occupazione, problematiche abitative, famiglia e stranieri. Ma cambiano le percentuali. Calano le necessità relative al reddito, crescono lievemente quelle per la casa con un più 1.7. Tra le altre richieste sono in lieve aumento quelle di prestazioni professionali, calano quelle di lavoro, meno 4,2. Più lieve il calo per le richieste di sussidi economici, che comunque, in totale, nell’arco dei 7 anni precedenti risultano più che quintuplicate.

Nel 2015 tra i primi dieci interventi messi in campo da volontari e operatori, al primo posto restano le risposte alimentari, tra pacchi, buoni pasto e mense (39,6 % rispetto al 34 del 2014). A seguire, tutte con un calo rispetto all’anno precedente, l’ascolto, il vestiario, la consulenza e l’orientamento al lavoro. Calano anche le risposte per le prestazioni psicosociali e il pagamento di bollette e tasse.
L’erogazione di medicinali è invece quella che far segnare un aumento considerevole, di oltre il 91 percento. In generale è il dato nel lungo periodo a mostrare il quadro: dal 2008 ad oggi si nota il cambio di composizione della popolazione che si rivolge ai centri. Dall’inizio della crisi gli stranieri sono calati del 34.7 per cento, gli italiani sono aumentati del 49,2. Nel più vasto arco temporale, mentre si registra la crescita dei bisogni legati al reddito e ai problemi abitativi, emerge il calo delle problematiche connesse alla condizione di straniero. E in assoluto la richiesta di beni materiali e servizi è quella maggiormente cresciuta, oltre il 90 per cento rispetto al 2008.
Impennata sul fronte della distribuzione di beni alimenti. Nel 2015 si registra rispetto al 2008 un più 739 per cento, così come i sussidi per il pagamento delle bollette, più 226 per cento.