Monza, fallimento Odos: c’è una soluzione del Tribunale per far ripartire l’azienda, ma la Regione non decide. Annunciati esposti alla Procura

La Odos, che aveva rilevato le attività in ambito odontoiatrico di Maria Paola Canegrati, lady Sorriso, è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Monza. La curatela si è accordata con un’azienda pronta ad affittare l’impresa. Ma la Regione non si pronuncia e l’intesa resta sulla carta lasciando i dipendenti senza lavoro e possibilità di cassa integrazione.La curatela ha annunciato un esposto in Procura. E anche l’esponente dei 5 Stelle Marco Fumagalli
La sede del Tribunale fallimentare di Monza
La sede del Tribunale fallimentare di Monza

«Non percepiamo lo stipendio da settembre e siamo molto in difficoltà, ci stanno aiutando Caritas e Croce Rossa». «Sono una mamma sola e la situazione è davvero umiliante per me». È il tenore delle mail che i dipendenti della fallita Odos inviano alla curatrice fallimentare Elisabetta Brugnoni: hanno bisogno di un lavoro subito e sperano che la loro azienda possa ripartire grazie all’accorso stipulato dalla curatela con la Gerhò di Bolzano per l’affitto dell’impresa.

Una urgenza che si scontra, invece, con le lungaggini della burocrazia regionale. La Regione, da cui si aspetta il placet all’operazione, finora se l’è presa comoda. Ha chiesto tempo la settimana scorsa e un’altra settimana per decidere qualche giorno fa. I lavoratori, intanto, sono lì senza un posto, al limite della disperazione e meriterebbero tempi molto più celeri.

Ritardi che non convincono per niente al curatela che anzi, proprio per questo, e alla luce della possibilità che alcune Asst aprano bandi di gara, è pronta a presentare un esposto in Procura a Monza e a Milano. «Voglio capire -dice la curatrice- cosa c’è dietro questa mancanza di risposte». Un ritardo che va contro l’interesse pubblico e preclude ai dipendenti di riavere un lavoro e accedere alla cassa integrazione. Da qui l’idea dell’espsoto. Iniziativa alla quale se ne potrebbe aggiungere, così come annunciato sulla sua pagina facebook, una analoga da parte del consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Marco Fumgalli.

La Odos é la società monzese specializzata in odontoiatria ospedaliera e sociale che aveva rilevato l’attività della Servicedent di Maria Paola Canegrati, ribattezzata lady Sorriso, arrestata per corruzione e poi condannata. Un tentativo finito in niente tanto é vero che Odos é stata dichiarata fallita dal Tribunale di Monza dopo che essa stessa aveva riferito ai giudici di non riuscire più a proseguire l’attività, schiacciata da un passivo enorme. Solo quello della Servicedent, che era finita in concordato, era di 18 milioni di euro, quello complessivo della Odos é molto più consistente anche se é ancora presto per quantificarlo con precisione.

Eppure ora l’azienda potrebbe ripartire, anche subito, con la prospettiva che, dopo l’affitto, si apra la strada della cessione vera e propria e, quindi, al proseguimento dell’attività. La curatrice fallimentare Elisabetta Brugnoni si é accordata con la Gerhó affinchè subentri negli appalti alla Odos, e per dare attuazione al piano ha chiesto il via libera delle stazioni appaltanti, delle Asst (anche brianzole) , necessario per mandare in porto l’operazione.

Ma queste aziende fanno capo alla Regione, alla quale hanno chiesto una valutazione sulla vicenda. Il passaggio di mano di Odos é stato analizzato anche dall’avvocato della curatela: sulla fattibilità non ci sono dubbi. La Regione, peró, continua a tergiversare, prende tempo. Una situazione che si scontra anche con la necessità dell’imprenditore di entrare il prima possibile.

Il caso è oggetto di una interpellanza presentata da Fumagalli proprio sul fallimento della Odos srl. «Ho depositato un atto ispettivo (lo feci anche per la Servicedent srl) -spiega l’esponente 5 Stelle- In sostanza ho chiesto a Regione Lombardia se avesse intenzione di dare assenso alla richiesta di subentro nei contratti delle Asst interessate nei confronti della ditta Gerhò Spa a cui il curatore fallimentare ha dato in affitto l’azienda anche in ottica di salvaguardia dei posti di lavoro». Una soluzione perfettamente percorribile: l’affitto di ramo d’azienda è equiparabile a un esercizio provvisorio d’impresa che il Tribunale può disporre per dare continuità all’azienda in vista di una sua cessione a terzi attraverso le procedure pubbliche previste dalla legge.

Ma Fumagalli rivela anche un episodio misterioso: «Il giorno dopo aver inviato a Regione l’interpellanza ricevo una telefonata da parte di una persona sconosciuta la quale mi solleva il caso che l’impresa individuata dal curatore e dal giudice delegato non sia idonea» una telefonata nella quale sono state illustrate alcune anche soluzioni riferibili a personaggi di cui si era parlato nella vicenda Canegrati e degli episodi. Un episodio tutto da decifrare ma che impone a maggior ragione, un chiarimento sulla vicenda. «A distanza di una settimana -commenta- Fumagalli- non ho ancora risposte da parte della Giunta, ed evidentemente non si sta rendendo un servizio ai lavoratori. Ho la sensazione che ci siano pressioni affinchè la soluzione individuata dal tribunale fallimentare venga boicottata. Mi chiedo chi abbia dato il mio cellulare a quella persona e come facesse a sapere di una mia interrogazione a poche ore dal deposito?». Circostanze che hanno portato l’esponente politico ad annunciare un esposto in Procura a Milano.

Anche il consigliere regionale della Lega Alessandro Corbetta chiede una soluzione in tempi rapidi della vicenda nel solco di quella tracciata dalla curatela e dal Tribunale.

«Noi siamo interessati a prendere questo nuovo servizio. Siamo qui ad aspettare, non si capisce perché» diceva intanto a inizio settimana Dietrich Gallmetzer, il chief Executive officer (Ceo) della Gerhó di Bolzano, azienda che, appunto, aveva concordato con la curatela fallimentare della Odos di prendere in affitto l’azienda e che ora sta aspettando le decisioni della Regione in merito. Un gruppo, quello altoatesino, che rappresenta un nome importante nel settore: é il secondo, infatti, in Italia per fornitura di materiale dentale, con una offerta, così recita il suo sito, di 30mila articoli. Serve 40 cliniche.

«Abbiamo già costituito una società apposita – continua Gallmetzer- siamo pronti a partire da una settimana. Abbiamo parlato anche con i dipendenti, siamo disposti a prenderne ottanta». L’intenzione é quella di partire gradualmente riassumendo il più possibile il vecchio personale. Una volta reso operativo l’accordo per i dipendenti potrebbe essere anche utilizzata la cassa integrazione. Intanto ha cominciato a spargersi la voce di possibili gare d’appalto. Ma così la Odos non ripartirebbe. E neanche i suoi lavoratori. Ma perchè non si può proseguire sulla strada indicata dal Tribunale?