Gli ambientalisti e i comitati di Monza: «La variante Allevi scardina il Pgt», appello ai consiglieri

Gli ambientalisti e i comitati di Monza presentano 128 osservazioni alla variante al Pgt varata dall’amministrazione Allevi e chiedono ai consigliere comunali di sostenere le loro proposte di modifica.
Un cantiere edile
Un cantiere edile

I comitati di quartiere e le associazioni ambientaliste si appellano ai «consiglieri comunali di buona volontà di tutti i partiti»: venerdì 5 novembre, alle 21 alla Casa del volontariato, i portavoce illustreranno loro le 128 osservazioni con cui tenteranno di modificare la Variante normativa al Piano di governo del territorio adottata a luglio dall’aula.

Il coordinamento spera di convincerli a votare le proposte che saranno discusse tra qualche settimana in modo da eliminare le premialità introdotte dall’amministrazione per gli operatori che recupereranno le aree dismesse tra cui l’aumento degli indici di edificazione e la possibile riduzione degli standard chiesti dal Comune. Nel mirino sono finiti anche la possibilità di trasformare la destinazione delle ex fabbriche da produttiva a residenziale e il recepimento automatico del tracciato della linea 5 della metropolitana.

«Questo testo – attacca Giorgio Majoli – scardina la logica del Pgt e lo peggiora cancellando le norme di indirizzo e le prescrizioni». Lo snellimento del documento urbanistico sbandierato dalla giunta, incalza, è di fatto una «deregulation che porterà a un aumento incontrollato delle abitazioni a cui non corrisponderà un incremento dei servizi». «Eppure – commenta – in città la popolazione è stabile da quarant’anni e ci sono almeno 5.000 appartamenti liberi». Il consiglio comunale, aggiunge, dovrà aver voce in capitolo sulle ricadute del passaggio della metropolitana: «Se va bene – nota il rappresentante del coordinamento – la linea lilla arriverà a Monza tra dieci anni. Nel frattempo dobbiamo, però, prevedere varianti specifiche per l’area del Casignolo dove il deposito dei treni consumerà tra i 130.000 e i 180.000 metri quadri di terreni agricoli e per il capolinea» in corrispondenza del polo istituzionale di via Grigna.

I comitati puntano il dito anche contro la mancanza di partecipazione e chiedono, tra l’altro, che il documento “le città nella città” venga allegato alla delibera. «È – accusa Majoli – un testo fantasma che nessuno, nemmeno i consiglieri comunali, ha visto». L’operazione avviata dalla giunta, a suo parere, non solo è «fortemente dannosa» ma «non ha senso» in quanto nel 2022 occorrerà rimettere mano al Documento di piano in scadenza e adeguare il Pgt al piano provinciale che, sulla scorta di quello regionale, impone la contrazione del consumo di suolo. L’amministrazione, suggerisce, dovrebbe procedere in un’altra direzione: «Serve – spiega – una revisione cartografica oltre che normativa che migliori il Piano del 2017».

Alcune osservazioni ricalcano quelle presentate dalle associazioni a singoli progetti tra cui quello per il recupero del complesso del Buon Pastore: «Gli interventi – prosegue Majoli – non possono essere decontestualizzati. I Boschetti verticali, ad esempio, non hanno senso in via Foscolo» accanto a stabili di non più di tre piani.

«La variante – riflette Paola Sacconi del comitato Sant’Albino – pone anche una questione ambientale in quanto cancella i riferimenti alla rete di naturalità diffusa che costituisce un elemento qualificante del Pgt» mentre per Maddalena Viola di Legambiente la mancata adesione al parco Grubria è «un’occasione sprecata».