Cornate d’Adda: si inventa il “quaderno sospeso” per aiutare gli alunni in difficoltà economica

Cornate d’Adda risponde al famoso caffè sospeso di Napoli con il “quaderno sospeso”, idea della cartolaia Claudia Dossi per aiutare le famiglie più in difficoltà nella fornitura di cancelleria per la scuola. In collaborazione con l’assistente sociale.
Claudia Dossi ideatrice quaderno sospeso
Claudia Dossi ideatrice quaderno sospeso Marco Testa

Nei bar di Napoli esiste l’antica usanza solidale del “caffè sospeso”. A Cornate d’Adda, in una veste del tutto nuova, Claudia Dossi, proprietaria della cartolibreria Il Calamaio, ha lanciato il “quaderno sospeso”.

Sulla vetrina del negozio in via Volta campeggia una locandina con la scritta “Il quaderno sospeso”. L’iniziativa è del tutto simile a quella dell’usanza napoletana, tutti i clienti del negozio al momento dell’acquisto di un quaderno ne possono lasciare uno pagato per chi ne avrà bisogno.

«È la prima volta che lo faccio – spiega la Dossi – In realtà l’avevo in mente da tanto, ma non sapevo bene come fare. Ho preso spunto allora dal famoso “Caffè sospeso” di Napoli e mi sono messa d’accordo con l’assistente sociale del Comune, Cristina Passoni, per come muovermi».
È l’assistente sociale a mandare le famiglie bisognose da Claudia: «Abbiamo preferito così per essere sicuri che vadano a persone che ne hanno veramente bisogno. In questo modo siamo tutti tutelati, soprattutto chi decide di lasciare l’offerta. Una mail mi avverte di quello che la famiglia ha bisogno e io preparo il pacchetto per il ritiro».

Non solo quaderni, i soldi raccolti vanno a coprire tutte le esigenze: «Il nome dell’iniziativa l’ho scelto perché è più immediato, ma in realtà se la famiglia ha bisogno di astucci, penne o altro materiale essenziale le verrà dato quel che necessita».

cornatesi hanno reagito molto bene: «Sono stata molto contenta perché non me l’aspettavo. Sono arrivati anche aiuti da persone che non hanno figli a, una signora ha addirittura lasciato 20 quaderni pagati. Grazie alla loro generosità siamo riusciti ad aiutare almeno 5 o 6 famiglie. Il boom è stato soprattutto a settembre, anche perché adesso la gente non ha più così bisogno. Il cartello comunque lo lascio».

Al momento non sono ancora arrivati messaggi di ringraziamento: «È una cosa che non mi interessa. Lo faccio perché l’ho nel mio dna. Ho in testa l’idea di un mondo unito. La volontà è quella di fare del bene senza guardare in faccia nessuno, ma dando un aiuto a chiunque ne abbia bisogno».