Riecco Arianna Errigo. La grande delusione per un’Olimpiade che non è proprio andata come aveva pensato non è ancora smaltita, ma la fiorettista di Muggiò ha lanciato di nuovo la sfida alla medaglia d’oro. Rimandando tutto a Tokio 2020, dopo che a Rio ha salutato la pedana con un’eliminazione agli ottavi di finale e una coda amara per le polemiche nate dalle parole sul rapporto con l’allenatore. Errigo era arrivata in Brasile da grande favorita per la vittoria: numero 1 del ranking, campionessa europea, vincitrice in Coppa del mondo, vicecampionessa olimpica.
Alla vigilia di Ferragosto aveva pubblicato un video su facebook indirizzato ai suoi sostenitori: «Sono viva – aveva detto – Dopo qualche giorno sono uscita di casa, ci vuole di più per metabolizzare tutto. Non è stato un momento facile, ma vi ringrazio tantissimo perché proprio in questi momenti ho bisogno di voi e delle vostre parole. E vi prometto che ci vedremo a Tokio».
Poi foto di Rio de Janeiro, di impegni istituzionali, dei suoi affetti. Infine, dopo giorni trascorsi in apnea a riflettere, il ritorno a respirare in un’intervista esclusiva raccolta dall’agenzia Italpress: «Sono passati dieci giorni ma in realtà sembra come fosse ieri. Ho completamente sbagliato la gara e mi dispiace perché era l’appuntamento a cui tenevo davvero tanto, forse troppo. Ma questo è lo sport, adesso si riparte. Subito dopo l’assalto, alla domanda se arrivavo a Tokio era indubbio che volessi arrivarci, ma avevo appena perso e l’unica cosa che pensavo era di piangere e sfogarmi, in quel momento non riuscivo a pensare ad altro».
Lo sfogo aveva riguardato un presunto “abbandono” da parte dell’allenatore a favore della jesina Elisa Di Francisca (argento alla fine). «Mi dispiace perchè quello che è uscito non è quello che penso», ha continuato Errigo spiegando come la decisione di allenarsi da sola fin da gennaio sia maturata in realtà per una scelta tecnica. «Non c’era più feeling» con il «maestro più bravo al mondo», ha detto dopo aver sottolineato di aver «sbagliato la gara, di aver perso per colpa mia».
È una atleta che inizia a metabolizzare una grandissima delusione sportiva, probabilmente non preventivata. Ma l’appuntamento è a tra quattro anni: «Ci vediamo a Tokio».