È morto venerdì 21 dicembre a Monza Renato Fontana, arrendendosi solo alla fine ad una lunga malattia. Lascia la moglie Carmen e la figlia Monica che su Facebook, ha ricordato che «mio papà ha segnato il suo ultimo canestro». L’ultimo saluto avverrà lunedì 24 alle ore 10, nella palestra di via Baioni, casa dell’Eureka Basket.
Sì, perché la vita di Renato Fontana, nato il 27 maggio del 1951, è legata indissolubilmente alla pallacanestro, essendo fondatore prima della Polisportiva Cantalupo, negli anni Settanta, quindi, nel ’96, da una costola di quest’ultima, dell’Eureka Basket, la sua creatura. Una vita piena, caratterizzata dall’impegno nel Movimento Studentesco, da un breve periodo di insegnamento, un brevetto da elicotterista preso in Canada, dall’attività di autotrasporti che gli ha permesso di fare quel che più gli piaceva: girare il mondo, visto che, a pieno titolo, se ne sentiva cittadino.
E poi, appunto, la pallacanestro. Con amici crea una squadretta per “tenersi in forma”: gioca nella palestra dell’attuale Masih, ma conosce da subito le problematiche legati agli spazi per le attività sportive. E del quartiere. La zona di Cederna e Cantalupo, negli anni ’70, vede una grandissima trasformazione: i grandi prati lasciano spazio a palazzoni per la forte immigrazione, dai terremotati del Belice ai profughi istriani tra gli altri, e le relative problematiche di convivenza. Allora il suo impegno politico si trasforma in attività sociale, perché la Polisportiva Cantalupo è essenzialmente questo: un progetto ben riuscito di integrazione, in un periodo caldo. Poi arrivano l’Eureka, le attività nelle scuole e nel quartiere, il progetto BBA, e, da ultimo, il progetto della nuova sede della società, che sorgerà di fianco alla palestra in via Baioni.
E sarà proprio il campo da basket il luogo scelto da Renato Fontana per l’ultimo saluto. Un luogo dove lui c’è sempre stato, ha sempre accolto chi, scartato o indesiderato, cercava un posto dove giocare. Si è sempre interessato alla pallacanestro, forse più a quella giovanile o minore che a quella d’elite. Un personaggio che, indiscutibilmente, ha amato la sua creatura e vi ha dedicato, con estrema generosità, attenzione, ambizione (anche se sempre rivolta al bene del quartiere) tutta la vita, tanto che l’identificazione tra la società Eureka e la persona è stata totale. Fino all’ultimo, quando pochi giorni prima della fine si faceva leggere le mail arrivate dalla Federazione. Un uomo che non ha mai avuto pregiudizi, non ha mai rifiutato di parlare con nessuno, anche con chi vedeva molto diverso da lui.
Resta un’eredità pesante, ma anche il ricordo di un uomo che ha creato qualcosa che prima non c’era, con la sua capacità di fare tutto, di essere riferimento morale prima che organizzativo anche per i suoi collaboratori.