Monza e motori: la vita in dialetto dei fratelli Tino e Vittorio Brambilla

Una serata a Monza dedicata ai fratelli Tino e Vittorio Brambilla per il ciclo “Monza, motori, incontri e racconti” con Walter e Peo Consonni.
Monza serata su Tino e Vittorio Brambilla
Monza serata su Tino e Vittorio Brambilla

La lingua che utilizzavano abitualmente, indipendentemente dai loro interlocutori, anche se si trovavano all’estero, era il dialetto monzese. Una parlata franca, colorita, senza alcuna formalità. Un tratto curioso e simpatico, emerso giovedì nel corso della serata dedicata ai fratelli Tino e Vittorio Brambilla inserita nel ciclo di appuntamenti “Monza, motori, incontri e racconti” organizzato dall’Associazione MonzaAutoMotoStoriche-Amici dell’Autodromo con il patrocinio del Comune di Monza in sala Maddalena.

Monza e motori: la vita in dialetto dei fratelli Tino e Vittorio Brambilla, il racconto di Walter e Peo Consonni e di tanti meccanici

A raccontare storie e aneddoti dei fratelli Brambilla sono stati Walter, autore di libri tra cui quelli dedicati a Tino e Vittorio Brambilla, e Giampiero “Peo” Consonni, che per anni ha lavorato nell’officina Brambilla in via della Birona prima di aprire la propria struttura e diventare egli stesso pilota.

Tra il pubblico molti meccanici che hanno lavorato con i Brambilla che spesso hanno preso la parola per narrare, a loro volta, momenti che li hanno visti protagonisti insieme ai due fratelli.
I Brambilla erano orgogliosi dei loro meccanici. “Guai a toccarglieli! – ha affermato uno di loro – I Brambilla, prima che piloti erano meccanici. Conoscevano tutti i segreti dei motori e sapevano apprezzare il lavoro dei colleghi!”.

Monza e motori: la vita in dialetto dei fratelli Tino e Vittorio Brambilla, non solo gesta sportive

Non solo gesta sportive sono emerse dai racconti, ma tanti risvolti umani. Ritratti di due personaggi che hanno vissuto la loro Monza dentro e fuori la pista. Walter Consonni ha ricordato di aver conosciuto Tino Brambilla addirittura quando era neonato: “Abitavo in via Dei Mille dove c’era l’officina di Anacleto Corno, il meccanico con il quale Tino preparava la sua prima moto. Mia mamma mi spingeva nella carrozzina in cortile per farmi addormentare, ma Tino sgasava la moto facendo parecchio rumore. Più volte si è arrabbiata e lui puntualmente rispondeva: Sciura, semm chi a laurà!”.

Tino si era rivelato piuttosto bricconcello sin da piccolo. Fu espulso dalla scuola di san Biagio dopo aver preso a calci un insegnante che gli aveva chiesto di interrompere una partita di calcio e persino il preside don Ferdinando Maggioni, divenuto successivamente vescovo. Tino prima di approdare alle corse vere correva con il suo motorino “Cucciolo” in viale Battisti e in via Lario, ma ci sapeva fare anche sui pattini.

Monza e motori: la vita in dialetto dei fratelli Tino e Vittorio Brambilla, la stima di Enzo Ferrari

Dalle moto passò alle quattro ruote e a Caserta nel 1967 in una gara disputata su un circuito cittadino ebbe un grave incidente. Enzo Ferrari aveva una grande stima nei confronti del Brambilla più anziano perché riconosceva le sue capacità di meccanico e di collaudatore. Andava spesso nell’officina di via Della Birona. Il giorno di Natale del 1968 invitò Tino a pranzo a Maranello e gli fece trovare un contratto come collaudatore.
Anche Vittorio era un bravissimo meccanico. Arrivò in Formula 2 nel 1973, “lanciato” dal fratello. Per lui si aprirono anche le porte della Formula 1 dove vinse il Gran Premio d’Austria nel 1975 ed ebbe un grave incidente nel 1978 sulla pista di Monza quando morì Ronnie Peterson. Portato in ospedale con una grave frattura al cranio, Vittorio riuscì a parlare con il fratello e gli chiese come stesse il loro padre che era deceduto da tempo. Per tutta risposta Tino disse, in stretto monzese: “Se non lo sai tu…”.