Il campione e il professore. Il campione è Matteo Pessina, stella dell’Atalanta. Il professore è il desiano Stefano Motta: «Sento spesso il mio prof di latino, è piacevole confrontarsi con un uomo di spessore» ha recentemente dichiarato il giovane calciatore, ricordando i tempi del liceo scientifico Villoresi di Monza, dove Motta insegnava latino e italiano.
Parole che sono subito arrivate all’insegnante desiano, noto anche per essere scrittore e coordinatore locale di Italia Viva (e con una storia sportiva in famiglia). «Le tue parole mi emozionano moltissimo – gli ha risposto Motta – Ho cercato di essere un buon maestro: ho imparato tanto da te».
Pessina, 23 anni, di Monza, oggi affermato calciatore di serie A e della nazionale, ha ricordato gli anni trascorsi tra i banchi: «Ho fatto lo scientifico, tanta matematica e geometria. Materie che ti aprono la mente, acquisisci prontezza di pensiero. Si accende una lampadina nella testa e vedi una linea di passaggio a un compagno dove un istante prima non c’era. Tra il pensarlo e l’eseguirlo passa un millesimo di secondo».
«Matteo – ricorda Motta – è sempre stato umile e tenace. Chi giocava all’oratorio se la tirava, lui, ai tempi tesserato Milan, no. Se non aveva capito qualcosa, non si faceva nessun problema a chiedere».
Il calciatore è rimasto in contatto col suo prof anche dopo il diploma. E quando Motta è diventato dirigente scolastico nella sede di Merate, il suo ex alunno è andato a trovarlo e ha incontrato i giovani studenti.
«Ho avuto la fortuna di avere Motta come professore – ha raccontato Pessina ai ragazzi – Abbiamo fin da subito avuto un bel rapporto. Ragazzi, se avete delle passioni portatele avanti ma non tralasciate lo studio perché vi apre la mente» ha detto il campione agli studenti. Parole che hanno emozionato il prof Motta, come del resto è rimasto emozionato dalle recenti dichiarazioni.
«L’occasione è utile per riflettere sul rapporto che lega scuola e sport, visti troppe volte come avversari, quando invece sono preziosissimi alleati – afferma l’insegnante – La disciplina, la lealtà, la tenacia dell’uno sono ottimi allenamenti per lo studio, che non deve mai essere competitivo, così come lo sport dovrebbe essere anzitutto divertimento. Io stesso, pur se non certo a livello di Pessina, ho sempre praticato sport, e a Desio per uno che si chiami “Motta” e vanti come cugini Pino e Silvano, lo sport era obbligatoriamente il basket. Poi occorre fare delle scelte (o forse non ero un cestista così bravo), ma ancora adesso lo sport, la bicicletta da corsa, è un ingrediente necessario per il mio lavoro. Molte idee per i miei libri acquistano spessore sotto la fatica delle salite, e tener duro lì insegna a tener duro anche nella vita lavorativa. Tra le forme di socialità che il covid ha fatto perdere ai giovani io metto lo sport al livello della scuola. Anzi, lo metterei un gradino sopra. I ragazzi hanno bisogno di giocare, correre, divertirsi in compagnia e in sicurezza, per essere studenti e uomini migliori».