Gianni Bugno conquista Nova Milanese: in tanti per la biografia scritta con Tiziano Marino

Gianni Bugno, ospite in villa Brivio a Nova Milanese, ha presentato la sua biografia scritta con il novese Tiziano Marino.
Gianni Bugno con Aurelio Tagliabue e alcuni del cicloamatori presenti in villa Brivio a Nova Milanese
Gianni Bugno con Aurelio Tagliabue e alcuni del cicloamatori presenti in villa Brivio a Nova Milanese

Ha risposto alle domande di appassionati di ciclismo per oltre un’ora e mezza. È Gianni Bugno, ospite venerdì pomeriggio in villa Brivio a Nova Milanese nell’ambito degli incontri con l’autore condotti da Aurelio Tagliabue. Ha presentato la sua biografia “Per non cadere. La mia vita in equilibrio” scritta con il novese Tiziano Marino, classe ’88, giornalista freelance, già coautore dell’autobiografia di Damiano Cunego (“Purosangue. Il Piccolo Principe, un campione a pane e acqua del 2019) e dell’autobiografia di Dario Hübner (“Mi chiamavano Tatanka. Io, il re operaio dei bomber di provincia” del 2020).

Gianni Bugno conquista Nova Milanese: parla Tiziano Marino

Dal ciclismo al calcio e poi di nuovo il ciclismo la passione di Marino, corridore con la Polisportiva di Nova
«L’idea del libro – ha raccontato Marino – è nata in pieno lockdown. Gli ho scritto il 17 marzo, ricordo, proponendogli la biografia, a trenta anni esatti dalla vittoria alla Milano Sanremo di quell’anno per lui così importante. Ha accettato volentieri e abbiamo iniziato a vederci in piena pandemia».

Un anno d’oro il 1990 per Gianni Bugno che, dopo la Milano-Sanremo, si aggiudica il Giro d’Italia indossando la maglia rosa dalla prima all’ultima tappa. Vince la classifica della Coppa del Mondo. Ma è nel 1991 che indossa per la prima volta la maglia iridata di Campione del mondo a Stoccarda e l’anno successivo, pensando a quanto gli sarebbe dispiaciuto cederla, ha preferito tenerla concedendo il bis, a Benidor.

Gianni Bugno a Nova Milanese con Tiziano Marino
Gianni Bugno a Nova Milanese con Tiziano Marino

Gianni Bugno conquista Nova Milanese: le domande, Chiappucci e la Marmolada

Domande di appassionati che rievocano i batticuori provati nel seguire le sue imprese, le sfide con Indurain, le braccia alzate troppo presto, con un certo riservo, osano chiedere della rivalità con Chiappucci. E Bugno risponde, senza timori, anche se con poche parole, come è sempre stato nel suo stile: “Tutto vero, nessuna montatura giornalistica. La rivalità c’era”.

Un ciclismo diverso da quello di adesso, come ha più volte ribadito l’ex corridore che non amava i rapporti alti. “Ricordo alla vigilia della tappa della Marmolada – ha raccontato Bugno – imposero il rapporto 23 che non mi si addiceva, il mio meccanico conoscendomi non lo cambiò, ma io pensando l’avesse fatto, lo abbassai e così corsi con il 19 senza saperlo”.

Gianni Bugno conquista Nova Milanese: una passione nata dal Giro sotto casa

Corridore di gambe, di testa, di cuore e di poche parole, Bugno si appassionò al ciclismo guardando passare una tappa del Giro dalla finestra di casa sua a Monza. Il suo mito Moser, del quale riuscì a diventare anche compagno di squadra. Giro d’Italia, Mondiali e Tour de France: “I francesi sono bravi a creare l’evento per questo sembra che il Tour sia più importante, ma non è così. Bisognerebbe valorizzarlo diversamente”.

Gianni Bugno conquista Nova Milanese: il ciclismo di oggi

Non manca il ricordo di Pantani, e una valutazione sui corridori di casa nostra Tizza e Nizzolo. “I corridori più forti ora sono sloveni e belgi perché in quei paesi c’è una cultura diversa del ciclismo, in Italia mancano gli spazi sicuri per potersi allenare, le strade sono pericolose, sono delle auto”.

Gianni Bugno conquista Nova Milanese: la prefazione firmata Ronano Prodi

Ma il ciclismo è nel passato. Un passato glorioso ma del quale Bugno per nulla nostalgico non conserva nulla, nemmeno una maglia, nemmeno la bicicletta. Molte coppe e trofei sono diventate fioriere. Dalle due ruote è passato alle eliche dell’elicottero, la sua nuova passione, ma in realtà sempre esistita. Il ciclismo è stata la sua prima vita che ha raccontato senza risparmiarsi e con grande umiltà nel libro la cui prefazione è firmata da un cicloamatore d’eccezione: Romano Prodi.