Monza – Agivano con «metodi tipicamente mafiosi » per mettere a segno una serie di reati che vanno dal riciclaggio all’usura, all’estorsione e alla truffa. Ancora l’ombra inquietante della ‘ndrangheta, ancora la Brianza al centro di interessi malavitosi.
E’ di 23 arresti il bilancio dell’operazione ‘Black Hawks’, condotta dai militari della Guardia di Finanza di Milano. Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi, emessi dal gip Luigi Varanelli, su richiesta del pubblico ministero Giuseppe D’Amico, della direzione distrettuale antimafia, ci sono anche Orlando Purita, nato 49 anni fa a San Costantino Calabro (in provincia di Catanzaro), ma residente a Biassono, e Salvatore Russo, vicebrigadiere in forza al nucleo operativo radiomobile dei carabinieri di Monza, 47 anni, residente a Lissone.
Rocco di Seregno – Ma non finisce qui. La Brianza riecheggia anche nella figura di ‘Rocco di Seregno’, il non meglio indicato «finanziatore », facente parte, secondo quanto emerge nelle carte dell’inchiesta, «alla famiglia mafiosa dei Mancuso di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia. Oppure in quella di un commerciante di Macherio, presunta vittima di usura da parte di Purita, e dei cugini Giuseppe e Vincenzo Facchineri, «appartenenti all’organizzazione criminale della ‘ndrangheta », residenti a Lacchiarella e Cesano Boscone, ma originari di Reggio Calabria e provincia.
Il Vecchietto – Gli inquirenti hanno ricostruito alcuni episodi di usura. In uno di questi, per il quale sono indagati Orlando Purita e Gianluca Giovannini, accusati «in concorso tra loro e con il finanziatore indicato come ‘Rocco’ di Seregno», i due, si facevano dare e promettere dal cliente indicato come ‘l’Amico del Vecchietto» , a fronte di un prestito erogato a questo ultimo il 18 giugno 2008 della somma in contanti di 40 mila euro, interessi nella misura del 20% mensile, da ritenersi usurari, «in quanto superiori ai limiti fissati dalla legge». «Ed inoltre si facevano dare e promettere dal cliente indicato come ‘il Vecchietto’», a seguito di ulteriore prestito di 20 mila euro erogato a suo favore il 29 agosto, «interessi usurari», nuovamente «con interesse del 20% su base mensile».
«Metodi mafiosi» – Tutto questo con l’aggravante prevista, di aver «utilizzato nel perfezionamento delle operazioni di usura metodi tipicamente mafiosi, consistiti in particolare nell’avvalersi, per la riscossione dei crediti, della ‘fama criminale’ acquisita dai cugini Facchineri appartenenti all’organizzazione criminale denominata ‘ndrangheta e conseguentemente della forza intimidatrice promanante dalla medesima organizzazione criminale e dei vincoli di soggezione ed omerta’ da essa derivati». Per questo motivo, l’autorità giudiziaria, ha contestato agli indagati anche l’aggravante del metodo mafioso.
Federico Berni