Usmate, perdita al distributoreLa benzina dell’Eni nella falda

La multinazionale Eni ha ammesso di essere la responsabile dell'inquinamento a Usmate Velate: Sotto accusa il distributore Agip sulla tangenziale est. L'Arpa ferma le indagini. Convocata una conferenza dei servizi per il 17 dicembre.
Usmate, perdita al distributoreLa benzina dell’Eni nella falda

Usmate Velate – Una bomba ecologica a Usmate. C’è una contaminazione delle acque sotterranee dietro la convocazione di una conferenza dei servizi nel municipio di Usmate Velate, nella mattina del 17 dicembre. Un caso di inquinamento che è una certezza visto che ad ammetterlo è la stessa proprietaria dell’impianto, l’Eni. Ancora da quantificare, invece, l’entità delle conseguenze nella falda acquifera sotterranea, prodotta dalla sostanza inquinante in corrispondenza del distributore di benzina Agip, a ridosso della tangenziale Est.
Secondo quanto si può leggere nel documento pubblicato giovedì mattina all’albo pretorio del comune di Usmate Velate per indire la conferenza dei servizi (un documento trasmesso tra gli altri alla Provincia, all’Arpa, alla Regione, alla prefettura), tutto è cominciato con una comunicazione arrivata da Eni il 12 ottobre, riguardo al «superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione nelle acque sotterranee su un campione di acque di falda prelevato da un pozzo/piezometro interno all’area in oggetto indicata».

In pratica, sarebbe risultato, da una prima verifica, un superamento di quei livelli (le cosiddette «csc») oltre i quali si rende necessaria una più specifica analisi della situazione e dei suoi rischi. Per questo motivo, per accertare cioè la potenziale contaminazione, in una seconda nota di qualche giorno successiva, Eni ha trasmesso un piano di indagine, rendendosi disponibile tra l’altro ad attuarlo fin da subito e con mezzi propri.

A questo punto però si è inserito il parere dell’Arpa, che ha frenato e aperto un altro scenario. L’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ha mostrato come non sarebbe nota l’estensione dell’area interessata dall’inquinamento. Il che non rappresenta un aspetto secondario, ma ha conseguenze sul tipo di procedura da adottare. Arpa rileva che la superficie del distributore di carburanti è di 3.950 metri quadri, ma che non è possibile dimostrare che la sorgente di contaminazione si estenda per meno di 1000. E quest’ultimo è il valore previsto affinché si possa ricorrere a una procedura per aree di piccole dimensioni.

In seguito a tutto ciò, Arpa ha espresso «parere contrario all’avvio dei lavori», cioè all’inizio dell’indagine da parte di Eni. Per questo motivo è stata indetta la conferenza dei servizi, attraverso la quale sarà possibile acquisire i pareri di tutti gli enti e i soggetti coinvolti secondo le norme: «La proposta di indagine a seguito dell’accertamento di una situazione di potenziale contaminazione deve essere formalmente approvata, nell’ambito del procedimento di bonifica e ripristino ambientale, dalle competenti autorità di controllo – si legge ancora nella convocazione – che devono poter esercitare, ai fini della validazione dei dati, l’attività di contraddittorio ».
Letizia Rossi