Un’«economia canaglia» che mette a rischio il Paese

È così definita dalla Direzione investigativa antimafia la «progettualità» delle organizzazioni criminali. La relazione semestrale e il punto sulle infiltrazioni nel nostro territorio. La crisi «espone» le imprese

“Economia canaglia”. Così la relazione della Direzione investigativa antimafia relativa all’attività svolta nei primi sei mesi dell’anno definisce la progettualità strategica delle organizzazioni criminali mafiose, che arriva a incidere sulla sicurezza economica nazionale. Una progettualità che «sembra costituire un paradigma unificante », basato sulla pressione mafiosa, che si estende alle realtà più ricche del Paese – e dunque il Nord Italia, segnatamente la Lombardia – lungo le direttrici della globalizzazione e tramite network imprenditoriali e finanziari di elevata capacità infiltrativa.
Non arriva a occuparsi dell’operazione “Infinito”, la relazione della Dia, dal momento che il blitz contro la ‘ndrangheta che ha portato in carcere 300 persone, delle quali una cinquantina soltanto nel nostro territorio, è scattato a luglio (il semestre di riferimento è, ovviamente, gennaio-giugno 2010, nda). Ma le premesse dalle quali l’inchiesta è partita e si è successivamente sviluppata in quasi tre anni di indagini sono comunque ben evidenti nel quadro tracciato dagli investigatori dell’Antimafia. Che scrivono: «Le classiche forme di imposizione verso le imprese vanno progressivamente trasformandosi in partecipazione diretta alle attività, sfruttando l’attuale vulnerabilità dell’imprenditoria, seriamente attinta dalla crisi economica globale ». Un indirizzo strategico che conferma «la presenza nel corpo socio-politicoamministrativo di cellule, alle volte sfuggenti, della metastasi mafiosa, che ne condiziona lo sviluppo». Vengono evidenziate le sempre più sofisticate modalità di riciclaggio e di reimpiego di denaro.
A questo proposito, interessante è il capitolo dedicato alle infiltrazioni criminali (o i tentativi di infiltrazione) nell’economia legale, dal quale emergono dati relativi a opere “care” anche al nostro territorio. Come i lavori del collegamento autostradale Bre.Be.Mi. (Brescia-Bergamo-Milano) e della linea M5, la quinta metropolitana del capoluogo lombardo, opera che è stata soggetta a particolari controlli da parte delle forze dell’ordine. La Dia partecipa anche al Gruppo interforze centrale per l’Expo Milano 2015, per monitorare e analizzare le informazioni relative alle verifiche antimafia e i risultati dei controlli svolti nei cantieri interessati all’evento, le attività di movimentazione ed escavazione terra nonchè di smaltimento rifiuti e bonifica ambientale, i trasferimenti di proprietà di immobili e beni aziendali al fine di verificare eventuali attività di riciclaggio ovvero concentrazioni o controlli da parte di organizzazioni criminali. Corposo anche il paragrafo relativo all’usura e al racket delle estorsioni: nel primo semestre dell’anno, gli episodi denunciati nella nostra regione sono stati 301. Siamo secondi, dietro la Campania.
Antonella Crippa