Trenta olii di Scalco a Seregno:un dolce naufragar nel creato

Trenta olii di Scalco a Seregno:un dolce naufragar nel creato

Seregno – Alla galleria di arte contemporanea Mandelli di via Garibaldi 89, sabato 24 aprile, alle 18, s’inaugura la mostra personale di Giorgio Scalco, che resterà a disposizione del pubblico sino al 16 maggio prossimo.
Nato a Schio nel 1929 ha studiato privatamente disegno e poi pittura. Dopo la maturità classica si era iscritto a giurisprudenza alla Cattolica di Milano. Nel 1952 si trasferiva a Roma, dove lavorava come grafico e illustratore e nel 1956, si diplomava in architettura scenica ottenendo il “ciak d’oro” dalla presidenza del consiglio. Riprendeva a dipingere nel 1958 con una regolare attività espositiva,collaborando dal ‘60 con la galleria Guildhall di Chicago. Sono più di cento le sue personali.

Dal 1968 al 1992 è stato titolare della cattedra di pittura all’accademia di Belle Arti di Roma, dove vive e lavora. La sua carriera pittorica è iniziata in un ambito riconducibile al clima del realismo esistenziale, che privilegiava la rappresentazione del male di vivere, secondo una certa moda filosofica degli anni Sessanta- Settanta. Osservando sua figlia giocare in cortile avveniva una sorta di conversione alla bellezza, che lo portava ad una riflessione sul senso profondo della sua pittura, legata ad una autentica riscoperta del classicismo in arte. Nascevano così i temi che prediligerà per tutta la sua carriera: ritratti di fanciulle, molte delle quali appaiono con le celeberrime calze rosse, e ballerine in riposo. Ma anche un ritorno ai temi legati all’infanzia trascorsa ad Asiago:le nature morte, che rivelano i colori e le atmosfere dell’ambiente rurale, e i paesaggi dell’Altipiano, ripresi escludendo i “danni” e le modificazioni apportate dalla cementificazione.

Un altro elemento sottolineato dalla critica, soprattutto da Vittorio Sgarbi, è l’impostazione scenografica della sua pittura, sviluppato dalla sua attività di scenografo, tesa alla rappresentazione di qualcosa legato alla magia dell’ambientazione. In una nota Sgarbi ha scritto che: “in scena è prima di tutto la luce, il miracolo eterno della sua presenza, la rivelazione del divino nel quotidiano che essa riesce a produrre. La luce di Scalco è supremo silenzio, tempo fuori dalla fisicità del tempo reale, stasi di riflessione che si emancipa dalla fugacità degli eventi ordinari. La luce di Scalco è sentimento infinito, emozione del vivere, spirito della natura, flusso placido e penetrante che travolge senza annientare, un naufragare dolce nel mare sterminato del creato.” Giorgio Scalco si presenta con una trentina di olii su tela di diverse dimensioni realizzati nel corso degli ultimi vent’anni circa di attività.
Paolo Volonterio