Arcore – «Sono felice di essere viva. Questa è la sola cosa importante, ora». Poche settimane fa, per qualche istante, non lo avrebbe creduto possibile. Quel camion che le era passato sopra e la pozza di sangue che vedeva attorno a lei. Non ha mai perso conoscenza, in quei terribili istanti: vigile, sotto le ruote dell’autocarro, anche quando una donna è arrivata e le ha preso la mano, finché non sono arrivati i soccorsi. Chissà chi era.
L’incidente di Mary Strutt è successo il 10 maggio, alle 7 di mattina, in via Roma. Andava in bici verso la stazione ferroviaria e da lì al nuovo lavoro – mediazione in controversie tra società italiane e americane – il posto che quel giorno non ha mai raggiunto: un camion davanti a lei ha svoltato verso via Manzoni e le è passato sopra. Al letto d’ospedale dove ancora si trova e dove sta lentamente, miracolosamente riprendendosi la vita, è arrivato Kieran Andrews, giornalista dell’Evening telegraph di Dundee, in Scozia, dove abita la famiglia della 21enne. «Per una settimana – scrive il quotidiano – è rimasta in terapia intensiva a Vimercate, dove i medici non sapevano se sarebbe sopravvissuta ». Il giorno dell’incidente il camion le ha tranciato di netto l’orecchio destro, il 118 ha pensato che gambe, braccia e anche fossero frantumate. Non era così, mentre erano vere le ferite interne, come quella provocata da un ferro tagliente sul ventre, forse un pezzo della bicicletta andata distrutta. Le anche spezzate e la frattura di una scapola. Una certezza: questione di centimetri e le ruote le sarebbero passate sulla testa.
«Dopo le dimissioni dall’ospedale si trova su una sedia a rotelle – scrive il giornalista – i chirurghi sono riusciti a riattaccarle l’orecchio lasciando una cicatrice quasi invisibile». Ma è solo il primo passo. Continua a fare i controlli e segue la riabilitazione, ora: «Sono felice di essere viva – ha raccontato Mary Strutt – Sono stata cosciente per tutto il tempo dell’incidente. Quando sono finita sotto le ruote in una pozza di sangue ho sentito il mio stomaco esplodere come un pallone d’acqua. La mia testa era coperta di sangue e ho pensato “sono morta”, ma allo stesso tempo volevo sopravvivere. È arrivata una donna, mi ha preso la mano ed è rimasta con me. La 21enne ora dovrà affrontare un lungo recupero – annota ancora Andrews – e sta facendo del suo meglio. «La mia speranza è di tornare com’ero – ha detto Mary all’Evening telegraph – Spero di iniziare la fisioterapia e di incominciare a camminare».
«Durante la terapia intensiva è stata sul punto di morire tre volte – ha raccontato il padre di Mary, Stephen Strutt, che vive nel Fife e lavora a Dundee, commerciante dopo una vita di esperienza missionaria ai quattro angoli del pianeta – Poi sono iniziate ad accadere cose straordinarie. I medici hanno detto che nessuno è finito così sotto un camion ed è sopravvissuto ». La famiglia della ragazza – una decina tra fratelli e sorelle – è riuscita a raggiungerla in Italia due volte, dal giorno dell’incidente, aitutati anche dalla chiesa Redeemed Saviour of Jesus Christ. Ora sta cercando di raccogliere fondi per aiutare Mary: per comprarle un’auto in grado di contenere e trasportare anche la sedia a rotelle e per pagare le terapie di recupero. Gli amici della ragazza hanno aperto per lei una pagina facebook dove trovare le informazioni necessarie: si chiama “Mary’s road to recovery”. È la strada di Mary verso il recupero.
Massimiliano Rossin