Tim in sciopero contro lo “spezzatino” dell’azienda. Presidio molto partecipato davanti alla Regione per i lavoratori dell’azienda telefonica preoccupati per il futuro della società e per quello occupazionale. Fallito il percorso che avrebbe portato a una rete unica nazionale ora la prospettiva sembra essere quella dello smembramento: due o più aziende, per valorizzare il lato meramente finanziario e senza chiari obiettivi per il lato industriale.Una divisione che, temono i sindacati, potrebbe essere foriera di esuberi con conseguenze sull’azienda e sull’indotto.
«Durante le fasi più acute della pandemia l’azienda TIM, nella sua integrità – dicono le segreterie regionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil – ha dimostrato come sia un’azienda necessaria per il sistema paese e di guida per tutto il settore delle Tlc. Aumentando, con l’attivazione di 10000 cabinet, la disponibilità di banda per milioni di famiglie, riducendo il digital divide, accorciando le distanze tra le persone, e il gap tra l’Italia e il resto d’Europa. Non riusciamo a comprendere perché, ancora dopo tutti questi anni, non si sia trovata una soluzione per dare all’azienda un’azionista stabile nel lungo termine e un indirizzo industriale lungimirante, necessario anche per il presente e il futuro della nazione intera. L’impegno delle istituzioni nel salvaguardare una delle aziende che dovrebbe essere “guida” del Paese appare minimo e con molti aspetti nebulosi».
Preoccupazione che riguarda, naturalmente, anche le sedi brianzole di Tim, a Monza, Vimercate e Seregno cui fanno capo i tecnici che si occupano della cura e della manutenzione delle linee. «Una preoccupazione che riguarda tutta Italia -dice Giuseppe Randazzo, segretario generale della Fistel Cisl Monza Brianza Lecco- L’impatto di questa operazione potrebbe riguardare anche la Brianza. Con questo sciopero abbiamo voluto far sentire la nostra voce per sensibilizzare le istituzioni e l’azienda ed evitare lo smembramento».