Cornate d’Adda – Hanno scelto proprio il momento della partita della nazionale italiana, i carabinieri di Trezzo e di Vimercate, per arrestare L.T., un operaio di 53 anni di Cornate d’Adda, condannato a otto anni di reclusione per avere abusato sessualmente della figlia minorenne. Non potevano correre il rischio di non trovarlo in casa ed è proprio lì, da solo, che si trovava quando i militari sono arrivati per eseguire l’ordine del tribunale. Non ha detto nulla, li ha seguiti rassegnato e consapevole, non tanto del destino riservato agli azzurri di Lippi quanto a lui, dopo la sentenza passata in giudicato. L’intervento è seguito alla condanna in ultimo grado di giudizio, in corte di Cassazione, dove gli elementi raccolti dal 2004 ad oggi dai carabinieri sono stati confermati.
L’accusa è di quelle terribili, sconvolgenti, cui si fatica a credere, sebbene sia noto che la maggior parte delle violenze sui minori avvengono proprio tra le mura domestiche. Nessuno avrebbe sospettato di quell’operaio di origine bergamasca, incensurato, ora inchiodato dalla giustizia. Sui fatti non sono stati diffusi dettagli. Si sa solo che le violenze sono state inflitte nel periodo tra la primavera e l’estate del 2003 sulla figlia dell’arrestato, una ragazza non ancora maggiorenne. Ci è voluto un po’ perché la giovane si decidesse. La paura, la rabbia, l’orrore l’hanno inizialmente trattenuta. Poi ha scelto di raccontare tutto e di rivolgersi alle forze dell’ordine. Ha sporto denuncia presso i carabinieri, le indagini sono partite e gli elementi raccolti non devono aver lasciato nemmeno uno spiraglio al dubbio.
Tanto che dalla Cassazione è arrivata la condanna con l’ordine di carcerazione eseguito dai militari di Trezzo, giovedì pomeriggio. L.T. è stato prelevato e trasferito in carcere a Monza. La sua famiglia lo aveva già abbandonato anni fa, dopo che la vittima aveva svelato la sconvolgente storia della violenza subita. In città c’è incredulità e rabbia. Anche questa volta, il mostro è il vicino di casa.