Monza – È vero, forse abbiamo voluto giocare facile andando a raccogliere impressioni, commenti a pareri sul servizio offerto da Trenord proprio nel giorno di sciopero. Ma la verità è che, sciopero o meno, i pendolari quasi non avvertono la differenza, perché ritardi, cancellazioni, cambiamenti e poi ancora sporcizia, sovraffollamento e temperature impazzite sono la croce quotidiana dei forzati delle ferrovie, costretti a delle vere odissee quotidiane irte di ostacoli e trabocchetti per arrivare (ovviamente in ritardo) al lavoro.
Senza rispetto – Il sonno, la temperatura decisamente frizzante, il sole che ancora non si è convinto a farsi vedere, almeno sulla stazione di Monza, rendono la specie dei pendolari in attesa sulla banchina, poco incline alla socializzazione. Bastano però poche parole per scatenare una vera valanga di critiche e considerazioni. «Il problema principale è che non c’è concorrenza e così ognuno si permette di fare ciò che crede, senza il minimo rispetto dei pendolari – sostiene Alberto Canizzaro, mentre aspetta sulla banchina del binario 1, in attesa che il suo treno per Chiasso, già in ritardo di 20 minuti, arrivi -. Ancora una volta le fasce di rispetto non sono state rispettate, e quando arriverà so già che sarà un treno sporco e distrutto. Sono cose che si notano ancora di più quando arrivi in Svizzera, che è tutto un altro mondo». Sciopero a parte i problemi sono sempre gli stessi, da decenni: ritardi, sporcizia, poche carrozze.
Biglietti troppo cari – «Utilizzo la tratta Monza – Milano da più di vent’anni, da quando frequentavo l’università, e nulla è cambiato – racconta Andrea Merlini-. Non credo che servano più corse ma certamente più carrozze, almeno per garantire ai passeggeri un minimo di spazio vitale e la dignità a chi sta andando a lavorare». A mandare su tutte le furie chi usa il treno abitualmente sono i prezzi degli abbonamenti continuamente ritoccati, ai quali però non corrisponde un adeguato e congruo servizio. «Io pago 58 euro al mese per la tratta che prevede il treno e il metrò, ma trovo sempre vagoni sporchi e costantemente in ritardo», spiega Stefania Pagliuca, pendolare verso Milano da sei mesi soltanto.
Vagoni tropicali – A lei fa eco l’amica Marta Origgi. «I ritardi sono ormai quotidiani. Noi che partiamo da Monza siamo più fortunati, se un treno viene cancellato o accumula molto ritardo possiamo prenderne un altro che arriva da Como, Bergamo o Lecco, prima o poi qualcosa passa. Va peggio a chi può contare su una sola linea ferroviaria: se perdi quell’unico treno sei fregato». Che dire poi delle temperature tropicali, aggravate dal groviglio umano che si crea puntualmente. «Viaggio verso Milano da due anni e ho sempre trovato treni strapieni. Io salgo a Monza e non ho alcuna possibilità di trovare un posto a sedere, ma nemmeno posso sperare di riuscire ad avere lo spazio necessario per sfilarmi la giacca, dal momento che sui vagoni il riscaldamento è al massimo», confessa Ilaria Ferraris, mentre dà uno sguardo al pannello degli orari e scopre che il suo treno è (ancora) in ritardo. «ormai mi sono rassegnata, metto già in conto di entrare al lavoro in ritardo».
Ritardi puntuali – E pensare che le cose sul fronte degli orari sembravano essere migliorate dopo l’estate, come spiega Luca Casciaro. «I ritardi si erano ridotti a 5 o 10 minuti, un margine più che tollerabile, nelle ultime settimane però è di nuovo il caos, con corse che sono state cancellate senza alcun preavviso. Si viaggia male eppure i soldi ai pendolari li chiedono sempre, e sempre di più, per non contare i finanziamenti regionali e statali. E allora mi chiedo dove vengano impiegati questi soldi».
Sarah Valtolina