Monza – La proposta non è ancora diventata legge, ma i commercianti sono già in rivolta. Già, perché dal 2014 (è slittata la data iniziale del primo luglio 2013) per gli importi superiori ai 50 euro potrebbe scattare l’obbligo di accettare i pagamenti con moneta elettronica, bancomat e carte prepagate.
È quanto contenuto in una bozza del «decreto crescita» all’esame del governo, che contiene anche la sibillina indicazione che «sarà disciplinata l’estensione anche a importi inferiori» a 50 euro e «anche a strumenti di pagamento con tecnologie mobili».
Lo scopo è quello di contrastare in modo più efficace la lotta all’evasione fiscale, al nero e al riciclaggio, ma sono i costi per le commissioni bancarie aggiuntive ad aver messo i commercianti sul piede di guerra, come ha sottolineato Confcommercio a livello nazionale.
«Non servono obblighi universali, ma riduzione di costi e commissioni. È evidente che la modernizzazione del sistema dei pagamenti è un aspetto rilevante, ma il perseguimento di questo obiettivo non può però significare introduzione, con tempi stringenti, di obblighi universali di accettazione degli strumenti di moneta elettronica. Si tratta, invece, di incentivare la diffusione degli strumenti di pagamento elettronici attraverso la riduzione di tutte le componenti di costo a carico di consumatori ed esercenti».
Anche a Monza basta scambiare qualche parola con gli esercenti del centro per accorgersi che l’umore è nero. E Giuseppe Meregalli, presidente locale di Confcommercio, è furioso: «Non ne possiamo più». Per adempiere alla nuova proposta di legge, un negozio deve infatti affrontare i costi per l’apertura di un conto corrente, per l’attivazione di una carta, per l’installazione di un apparecchio Pos e per il successivo canone.
«Questo sta diventando un paese illiberale – ha tuonato Meregalli – mentre il mercato ha bisogno di essere libero e flessibile. Qui invece ci tolgono anche la libertà personale ». Bocciati dunque i professori di liberismo della Bocconi: «Credo che alla fine si tratti di accorgimenti di tracciabilità, sui cui poi di fatto nessuno fa controlli – critica il presidente di Confcommercio – Accresceranno il nero, e visto che in Brianza siamo vicini alla Svizzera, in molti guarderanno altrove».
Secondo Meregalli i commercianti, già ora, sono fin troppo tartassati: «Paghiamo già grosse percentuali di royalties alle banche, allo stato facciamo la contabilità dell’Iva a costo zero e poi ci comminano anche le ammende se c’è qualche errore. Per non parlare dei controlli dell’Agenzia delle Entrate, di cui due su tre sono in contestazione. Troppa burocrazia».
Il rispetto della legalità, comunque, non è in discussione: «Non si deve rubare, non bisogna fare nero, ma è anche necessario che lo Stato mi metta nelle condizioni di poter lavorare con maggiore tranquillità ».
Luca Scarpetta