Seregno, un’altra stella in BrianzaLa Michelin premia il “Pomiroeu”

Seregno, un’altra stella in BrianzaLa Michelin premia il “Pomiroeu”

Seregno – Da anni in tanti si chiedevano perché mai non l’avesse ancora ricevuta, ora sono stati accontentati: c’è un’altra stella sulle tavole della Brianza ed è la stella Michelin assegnata a Giancarlo Morelli e all’Osteria del Pomiroeu di Seregno. La novità è arrivata con l’edizione 2010 della più importante e più temuta guida ai ristoranti del mondo, quella ideata dalla Michelin da André ed Edouard, i fratelli che fondarono l’omonima azienda di penumatici. «Serve una guida per accompagnare i turisti e i viaggiatori e dire loro dove andare a mangiare» si dissero intorno al 1896 e quattro anni dopo, nel 1900, la prima guida rossa era a disposizione.

Diventando, nel frattempo, il più titolato vademecum del mangiar bene nel mondo, secondo il palato francese – d’accordo – ma con l’indubbio vantaggio di rispondere agli stessi identici criteri di selezione per l’intero pianeta. Fino a tre stelle la strada è lunga, ma averne una significa già entrare ufficialmente nel club della grande ristorazione. E Giancarlo Morelli, ora, c’è. Bergamasco, è arrivato a Seregno con un curriculum di peso nei primi anni Novanta. L’Osteria esisteva già, dalla metà dell’Ottocento, come vineria e spezieria. Poi trattoria familiare, cucina tradizionale, fino al giorno in cui Morelli e la moglie Alessandra Garavaglia hanno deciso di realizzare il loro sogno gastronomico.

Oggi è uno dei ristoranti più accreditati della Lombardia, riconosciuto dalle guide critiche più importanti, fino alla Michelin. E si tratta della terza stella in provincia di Monza e Brianza: la prima è stata quella del ristorante Lear di Briosco, la seconda quella portata da Luca Brasi con il trasferimento della sua Lucanda al Devero Hotel di Cavenago. E ora, la Brianza, è a tre stelle.

«Sono ancora un po’ sotto shock» dice lui ventiquattr’ore dopo la sorpresa, che gli è arrivata ieri, martedì 24, in concomitanza con la presentazione della guida a Milano. E tra i tanti, troppi, che dicono di quanto poco importino le stelle, lui va controcorrente. «Non è vero, no: ho iniziato a fare il ristoratore a 23 anni e adesso ne ho 50, è un bel risultato. Forse – dice e sorride – erano stanchi di vedermi in giro. E’ davvero un’emozione forte, perché avere la stella cambia tanto, anche come autostima. Uno può sentirsi bravo quanto vuole, ma finché non lo dicono gli altri, e in questo caso la guida Michelin, sono cose che uno si dice da sé. Quella è l’unica guida mondiale». Ti cambia la vita ma non si cambia per lei, dice Morelli. «Perché non avrebbe senso. Se l’ho meritata per quello che faccio, non c’è nulla da stravolgere. C’è solo da migliorare. A parlare poi sono i piatti».

Soprattutto bisogna fare i conti anche con il presente, quello della crisi che svuota i ristoranti di alto livello. E che li fa chiudere: scorrere l’elenco delle stelle 2010 significa vedere un’ecatombe di locali che non l’hanno più per il semplice fatto che la contingenza economica li ha seppelliti. «Bisogna tenere i piedi per terra – conclude lo chef – Io mi aspetto che il 2010 sarà anche peggio, da questo punto di vista. Un tempo si faceva questo mestiere solo col cuore, quello che ti fa stare in cucina notte e giorno, tutti i giorni. Ora non si può più fare». Bisogna fare i conti con l’oste, insomma. Intanto, però, bollicine: quelle che Morelli ha stappato ieri sera con “i ragazzi”, come li chiama lui, cioè la sua brigata di cucina e il personale di sala, oltre ai colleghi che sono arrivati per celebrare con lui l’ingresso sul tappeto rosso Michelin.
Massimiliano Rossin