Rabbia e tensione tra i lavoratori «La nostra azienda è in regola»

Rabbia e tensione tra i lavoratori «La nostra azienda è in regola»

Usmate- Monza – «L’ho sentito io l’altra sera, Luigi Cogliati: “Cosa faccio io con i miei cinquecento dipendenti?” chiedeva al telefono». I “miei” dipendenti dice il presidente di Latbri, la “nostra” azienda dicono i lavoratori: «Perché una società così è difficile trovarla» assicurano in tanti, perché «un ambiente così è unico: e io ci lavoro da venticinque anni». Giovani e meno giovani, italiani e stranieri («siamo un esempio di integrazione»), nessuno dei dipendenti Latbri è disposto a cedere: «La nostra azienda funziona ed è in regola, i problemi li avranno gli altri. Forse c’è qualcosa dietro. Anzi, forse ci voglio far fare la fine della Vismara», il colosso dei salumi venduto e poi smembrato un po’ più su in Brianza, a Casatenovo. C’è chi non trattiene le lacrime, c’è chi esplode di rabbia: «Noi vogliamo solo lavorare», e se gli stessi sindacalisti mettono un condizionale su quello che la proprietà della Latbri dovrebbe avere fatto per rispondere alle richieste dell’Asl, loro contestano i sindacalisti. «È tutto a posto, non è vero», ripetono interrompendo chi sta riferendo dell’incontro. Ma il bersaglio vero dei cento, centocinquanta dipendenti che ieri hanno affollato i cancelli di viale Elvezia a Monza è proprio l’azienda sanitaria: «Vergogna» gridano le persone sotto gli striscioni, o «firmate», perché quello che serve, alla fine, è il via libera su un documento per riaprire l’attività. «State rischiando di distruggere trentacinque anni di lavoro». Tutti congedati dai rappresentanti della rsu intorno a mezzogiorno: «Grazie per essere venuti» dice Florinda Nettis salendo in piedi sull’auto: «Stiamo facendo tutto il possibile per garantire i lavoratori Latbri e quelli delle cooperative. Speriando che tra oggi e domani si sblocchi la situazione».