Cornate d’Adda – «Ho pensato ai politici, perché a quale semplice cittadino verrebbe mai in mente di fare una cosa del genere?». La telefonata con cui ha ricevuto minaccia di morte era anonima, ma Fabio Quadri una certa idea se l’è fatta, se non della persona, perlomeno dell’ambiente da cui potrebbe provenire la voce che a novembre ha contattato il suo ufficio segreteria per lasciare queste parole: «Dopo le dichiarazioni sulla Provincia il sindaco è un uomo morto».
Perché chi mai ha così a cuore le sorti dell’ente Monza e Brianza? «Ho pensato a un qualche politico, a qualcuno dell’entourage di un politico, un dipendente. Qualcuno insomma che abbia un interesse o rischi di perdere una poltrona, se la Provincia venisse cancellata», dice il primo cittadino cornatese.
L’episodio risale al novembre scorso. Sono i giorni che seguono una conferenza dei sindaci durante la quale viene votata una mozione a sostegno di Monza e Brianza. «Una mozione peraltro nemmeno all’ordine del giorno – dice Fabio Quadri – proposta dal Pd con l’appoggio della Lega. Diceva e non diceva; riassumendo, chiedeva al governo che la nostra Provincia non entrasse nella città metropolitana». La posizione di Quadri non trova alleati. «Sono stato l’unico ad astenermi. Perché non essendo la mozione all’ordine del giorno non avevo avuto modo di confrontarmi con il consiglio e la giunta».
Fatto sta che al voto controcorrente e a successive dichiarazioni rese alla stampa fa seguito lo squillo anonimo del telefono. A suonare è quello del municipio: «Io non ero in Comune – prosegue Quadri – e la cosa strana è che la persona non ha chiesto di me, ma della segreteria. E ha detto, vado a memoria: ”Dopo le dichiarazioni sulla Provincia il sindaco è un uomo morto”».
Informato dell’accaduto, Quadri ha sporto denuncia; sono partite le indagini, sono stati acquisiti i tabulati telefonici, da cui parrebbe che la chiamata sia stata effettuata in una cabina telefonica del capoluogo provinciale. Da quel giorno, non sono avvenuti episodi simili, ma tantomeno il sindaco ha cambiato parere sull’argomento. «Nella conferenza dei sindaci mi ero anche arrabbiato con i colleghi, perché tutti avevano votato a favore, nonostante in precedenza si fossero pronunciati in altro modo. Io ho semplicemente detto che se Monza non avesse potuto rimanere da sola, allora tanto valeva tornare con Milano. Tra l’altro, su cinquantacinque sindaci, quella volta votarono in ventotto, perché gli altri erano assenti, il che dimostra che a molti già non fregava più nulla della Provincia, cosa confermata poi in altri incontri». E altre telefonate, e di altro genere, Quadri dice di aver ricevuto proprio da quegli assenti, che si sono complimentati che per il voto di astensione.
Letizia Rossi