Picchiò un bambino di SeregnoCondannata baby sitter violenta

Ribaltata la sentenza di assoluzione pronunciata in primo grado nei confronti della 43enne brianzola C.M., baby sitter accusata di lesioni gravi nei confronti di un bambino di neanche un anno che accudiva, figlio di una coppia di seregnesi.
Picchiò un bambino di SeregnoCondannata baby sitter violenta

Seregno – Ribaltata la sentenza di assoluzione pronunciata in primo grado nei confronti della 43enne brianzola C.M., baby sitter accusata di lesioni gravi nei confronti di un bambino di neanche un anno che accudiva, figlio di una coppia di seregnesi. La corte d’Appello di Milano, al termine del processo celebrato col rito abbreviato, ha condannato la donna alla pena di due anni e due mesi, a fronte di una richiesta di due anni e mezzo avanzata dalla procura generale.

A favore della piccola vittima e dei genitori, i magistrati d’Appello hanno riconosciuto un risarcimento provvisionale di 80mila euro. Se nel processo di primo grado, il gup del tribunale di Monza aveva giudicato “troppo incerto il quadro probatorio” per pronunciare una sentenza di condanna, in Appello è stata riconosciuta la responsabilità penale della donna, dopo il ricorso presentato dal pm di Monza Emma Gambardella, dalla stessa procura generale, e dal legale di parte civile.

I fatti contestati risalgono al marzo 2010, quando il bimbo non aveva compiuto un anno. Quel giorno era stata la stessa baby sitter a chiamare l’ambulanza, dopo che, mentre si trovava col piccolo nell’appartamento della sua famiglia, lo aveva visto diventare cianotico, con difficoltà respiratorie. Trasportato d’urgenza all’ospedale, i medici avevano riscontrato degli ematomi al cervello, compatibili con la cosiddetta sindrome da “scuotimento infantile”, una patologia che si presenta quando i piccoli vengono scossi con troppa violenza.

Da quel momento, era cominciato il dramma anche per i genitori, ai quali, su ordine del tribunale dei minori, era stato anche levato il figlio (affidato provvisoriamente ai servizi sociali del comune), fino a che non erano state escluse le loro responsabilità. I sospetti della procura di Monza si erano dunque concentrati sulla baby sitter. Secondo quanto si era appreso ad aprile, dell’anno scorso, quando la donna era stata assolta, le condizioni del piccolo, sottoposto a periodici controlli medici, erano in netto miglioramento, tanto che i medici speravano di poter escludere conseguenze permanenti sul piano neurologico. I genitori, all’inizio della vicenda, mai avrebbero sospettato sulla baby sitter, “tanto dolce”, l’avevano definita, da meritarsi la loro “cieca fiducia”. In seguito si sarebbe scoperto che la donna aveva raccontato molte cose non vere sul suo curriculum.
Federico Berni