Piazza Trento: ma i due pistolotti resteranno lì?

Alè, la piazza con il buco intorno è quasi finita. L’inaugurazione del silos di piazza Trento è slittata da San Giuseppe (19 marzo) a Napoleone (5 maggio) ma poco importa. Finalmente l’antico pratum magnum tornerà ad essere il cuore della città. Un cuore che più puzzolente non si può visto che con 499 posti auto sarà un bel carosello dall’alba al tramonto, ma anche qui, chissenefrega.
Il parcheggio sotterraneo nel centro del centro, che più centro non si può, è stato fortissimamente voluto dalla giunta Faglia che pure predicava di andare in giro in bici, e la giunta Mariani non ha potuto fare altro che finirlo, visto che il cantiere ormai era avviato e anche un po’ tribolato. Per cui adesso si porrà mano alla sistemazione della superficie, del monumento ai caduti, e di qualche altra sorpresa che l’assessore Mangone ha preannunciato appunto per il 5 maggio. Interverrà qualche fine dicitore a declamare i versi del beneamato Lisander Manzoni «Ei fu …»? Non è dato di sapere.
Quel che pare certo è che in piazza tornerà il mercato del giovedì. Ma non il mercato mercato ma un mercato super, un mercato boutique, con bancarelle evidentemente «firmate» e senza altri mezzi. Incrociamo le dita perchè se il «furgun c’hal porta i mudand», ancorchè di D&G piuttosto che di Armani, «al perd la guta d’oli» addio pietre di Luserna anche raddoppiate di spessore: dopo due settimane saremo lì a «cunta i smagg». Senza dire di come saranno selezionati gli ambulanti «griffati», la crème del mercato, che potranno tornare nel pratum magnum all’ombra del grattacielo mentre gli altri continueranno a restare in piazzetta Upim, alias piazza Tirana, e altri ancora in piazza Cambiaghi che se non altro per un giorno alla settimana diventa un po’ Marrakesh invece di assomigliare a Timisoara (la battuta non è mia ma dell’amico Renato).
Ovvero la Monza città capoluogo non avrà magari la prefettura, la questura, il provveditorato, e un’altra mezza dozzina di uffici statali che di solito toccano ad una Provincia, ma di sicuro potrà vantare un mercato di serie A (magari gli facciamo fare anche la Chempions, con la «e»), uno di serie B e uno di serie C, pardon di serie C1. Ma tant’è c’erano promesse agli ambulanti dei predecessori e anche, in campagna elettorale, dei successori. E quindi…
Sarà sistemato anche il monumento che diventerà un vero sacrario della memoria, speriamo una volta per tutte condivisa. ma ci credo poco. In compenso c?è da augurarsi che intorno al sacrario non si assisterà più allo spettacolo degli studenti «bigioni» stravaccati sul prato a farsi le canne, a pomiciare con la prima squitinzia, o a prendere il sole con il «sisino» all?aria. Si farà memoria anche della roggia Pelucca sperando che non sia come il lucernario dei resti del Ponte d’Arena, ovvero una sorta di immondezzaio a cielo aperto (o Merati varda minga giò).
Ma quel che più intriga (è forse questa la sorpresa promessa?) è il sapere se quei due «pistolotti» in cemento armato che sono spuntati dal silos (uno quasi davanti allo scalone d’onore del municipio, sic!) resteranno ad imperitura memoria della incapacità di progettisti, tecnici, controllori e quant’altri preposti ai lavori di trovare una soluzione per l’«emersione», manco fossero sommergibili, sulla piazza degli ascensori, pur doverosi ed obbligatori. Ma vivaddio non c’erano altre soluzioni meno obbrobriose? L?acciaio, il vetro, il plexigas o quant’altro sono materiali proibiti per cercare di mascherare impianti pur inevitabili? Al solito quando si tratta di opere pubbliche si finisce con l’avere il risultato di «una scarpa e una ciabatta». Mai che si riesca a combinare qualcosa di serio, di buono, di utile, ma anche di bello.
Luigi Losa