Padernese morto in immersioneOmicidio colposo dell’istruttore

L'istruttore sub Pierluigi Colzani, 60 anni di Seregno, è stato condannato a 6 mesi di reclusione, tramutati in pena pecuniaria, per l'omicidio colposo dell'allievo Arturo Riccelli, 40 anni di Paderno Dugnano. I fatti risalgono al 21 settembre 2008.
Padernese morto in immersioneOmicidio colposo dell’istruttore

Paderno Dugnano – L’istruttore sub Pierluigi Colzani, 60 anni di Seregno, è stato condannato a 6 mesi di reclusione per l’omicidio colposo dell’allievo Arturo Riccelli, 40 anni di Paderno Dugnano. Il giudice Gianmarco De Vincenzi, che ieri mattina ha emesso la sentenza dopo avere ascoltato la lunga arringa difensiva dell’avvocato Giuseppe Galli, ha accolto la richiesta del legale concedendo la conversione della condanna in pena pecuniaria, 6.480 euro, riconoscendo le attenuanti generiche e l’avvenuto risarcimento dei danni ai familiari della vittima e il rito abbreviato. 

Il difensore aveva chiesto la piena assoluzione del suo assistito o, nel caso fossero state accolte le richieste del pubblico ministero Paolo del Grosso, un verdetto di colpevolezza al di sotto dei sei mesi. Anche se per conoscere le motivazioni della sentenza occorrerà attendere i canonici novanta giorni, il giudice sembra essere stato in parte convinto dal lungo intervento dell’avvocato Galli. I fatti risalgono al 21 settembre 2008 quando l’istruttore Colzani e l’allievo Riccelli raggiungono le sponde del lago di Lecco, a Mandello, per un’immersione. Il programma è di arrivare a una profondità di 40 metri e risalire. Tutto sembra procedere per il verso giusto. L’avvocato Galli ha ricordato il fatto che, per garantire la sicurezza dell’allievo, l’istruttore avesse fatto in modo che Riccelli si trovasse verso la parete, mentre lui era “nel blu”. 

Giunti però a 40 metri «a nove minuti dall’inizio dell’immersione», quindi «senza superare la soglia di decompressione», Riccelli si stacca dal fondo per risalire. A quel punto, però, succede qualcosa. «Riccelli risale troppo velocemente. Inoltre, a peggiorare le cose, trattiene il fiato». L’istruttore tenta di fermarlo. Per farlo, mette in atto tutte le manovre previste. Tenta di colpirlo allo sterno, per fargli aprire la bocca e permettere all’aria di uscire, ma non ci riesce. Afferra la “corrucciata” del jacket, che nel frattempo è stato aperto, per rallentare la risalita, ma anche in questo caso la manovra non va a buon fine. In suo aiuto, interviene un altro sub, per caso in acqua. Purtroppo, anche questo secondo sub non riesce a fermare Riccelli, che arriva in superficie troppo in fretta e muore annegato. 

Nella sua arringa, l’avvocato, lui stesso istruttore sub, ha contestato tutte le osservazioni del pubblico ministero. Da quella in base alla quale l’acqua del lago quel giorno era troppo fredda allo spessore della muta impiegata per l’immersione giudicata dal perito troppo sottile, dalla profondità raggiunta alla presenza di una bombola d’ossigeno fuori dall’acqua da utilizzare in caso di emergenza. Con la sua sentenza, il giudice De Vincenzi chiude la vicenda dal punto di vista penale, mentre sul fronte civile non era mai iniziata dal momento che i familiari del commissario aggiunto di polizia locale di Paderno Dugnano avevano subito accettato l’indennizzo versato a suo tempo dall’assicurazione. 
Fabrizio Alfano