Ospedale di Desio, 13ennericoverato con la tubercolosi

Dà fuoco al marito mentre dormeIn condizioni gravissime a Desio

Desio – C’è molta preoccupazione in questi giorni in ospedale. Da una settimana, nel reparto pediatria, è ricoverato un ragazzino pakistano di 13 anni, colpito da tubercolosi. Una malattia che in Occidente si pensava di aver sconfitto, ma che invece è tornata a diffondersi anche nel nostro Paese, Brianza compresa. Dall’ospedale, per ora, c’è il massimo riserbo. Il giovane paziente, che vive con la famiglia a Barlassina, non sarebbe in pericolo di vita. Lo ha colpito una forma particolare di Tbc, non la classica polmonare, ma ossea, che potrebbe avere interessato anche la colonna vertebrale e il bacino. Il ragazzino potrebbe avere dei seri problemi in futuro, legati alla crescita. Il pakistano si trova ora in isolamento: medici e infermieri, quando vengono in contatto con lui, per precauzione indossano la mascherina. I famigliari sono stati sottoposti alle cure mediche, con la profilassi antibiotica. I sanitari si stanno dando molto da fare per curare al meglio il paziente: può darsi, comunque, che nei prossimi giorni venga trasferito all’ospedale di Sondalo, specializzato proprio in tubercolosi. La malattia si sta lentamente diffondendo in Brianza, con l’arrivo dei cosiddetti “flussi migratori”. Mentre nella nostra realtà non se ne sentiva più parlare da anni, gli abitanti dei Paesi più poveri del mondo sono ancora pesantemente colpiti da questa patologia. E spostandosi verso Occidente per cercare fortuna, portano con sé i bacilli. Il tredicenne pakistano è giunto in Italia poco più di un anno fa. C’è da capire in quali condizioni igienico-sanitarie viva, perché la tubercolosi colpisce in particolare le persone più deboli, (bambini o anziani), chi ha meno resistenza e vive in ambienti dove scarseggia l’igiene. Il contagio, secondo gli esperti, avviene comunque solo con il contatto diretto e prolungato. La forma di Tbc che ha colpito il ragazzo è meno infettiva e dunque meno pericolosa di quella polmonare. Le persone più a rischio potrebbero essere i parenti più stretti (in questo caso già sottoposti a profilassi) e non chi viene a contatto col malato per poco tempo. Non è questo, purtroppo, l’unico caso di Tbc che si registra all’ospedale di Desio. In un paio di anni, ci sarebbero stati almeno 4 episodi analoghi, che hanno interessato sempre pazienti stranieri. Il problema, finora, non è stato ancora affrontato a livello nazionale. Non esiste, infatti, la vaccinazione obbligatoria per i bambini, come invece succedeva in passato. Ma ora la questione è tornata d’attualità.
Paola Farina