Carate – C’è anche Antonino Brambilla nel registro degli indagati nell’ambito dell’operazione «Carate nostra». L’ex capogruppo del Pdl in consiglio comunale nonché ex vicepresidente della Provincia di Monza e Brianza è stato raggiunto dall’avviso di garanzia nei giorni scorsi.
Già agli arresti domiciliari a seguito dell’inchiesta sul fallimento della società Pellicano, il «Ponzoni gate», gli inquirenti lo hanno indagato anche per l’inchiesta che, solo tre settimane fa, ha portato a sei arresti, un vero e proprio comitato d’affari che, secondo la magistratura, avrebbe agito contro la legge influenzando a proprio favore le scelte della pubblica amministrazione in attività urbanistiche in città.
Gli annunciati sviluppi,insomma, non si sono fatti attendere sebbene non trapeli nulla sulle presunte responsabilità di Brambilla, al quale a fine gennaio il gip Maria Rosaria Correra aveva concesso la misura dei domiciliari. Il suo nome comparirebbe nelle carte degli inquirenti in merito all’operazione «Bricoman».
Brambilla, nella sua figura di consulente tecnico per uno dei tecnici, poi raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare, esprime un parere da professionista sulla possibilità di ottenere maggiore superficie edificabile, possibilità che, in realtà, era già stata confermata dall’ amministrazione comunale in una riunione tenutasi in Municipio il giorno precedente.
A questa riunione «riservata» Brambilla non era presente.
Sostiene l’estraneità ai fatti l’avvocato difensore Ivan Colciago: «Credo che quello della Procura della Repubblica di Monza sia un atto dovuto – ha detto il legale – a seguito dei sequestri effettuati nei confronti di alcune persone, da cui emerge della documentazione che riporta il nome dell’avvocato Brambilla unicamente come consulente e ritengo che da tali atti si possa sostenere l’estraneità del mio assistito ai fatti».
L’adozione del Pgt è dell’ottobre 2008 e la successiva approvazione del 31 marzo 2009. Allora Brambilla (Forza Italia) sedeva tra i banchi dell’opposizione. Un elemento questo su cui poggerà sicuramente la sua difesa dal momento che, stando fuori dalla maggioranza, Brambilla non avrebbe avuto nessuna influenza sul documento urbanistico,che, comunque, nei principi, il suo partito condivise votandolo favorevolmente insieme alla maggioranza formata da Alleanza nazionale, Lega Nord e dalla lista Amare Carate.
Che Brambilla come consulente non fosse molto gradito a tutti emergerebbe da una mail in cui l’architetto estensore del Pgt manifesterebbe il desiderio di escluderlo da decisioni e consultazioni legate al Piano di governo del territorio.
Federica Vernò