Operai ex Ispra, un’altra EternitNove su undici malati di asbestosi

«In undici ci siamo rivolti all'Asl di Garbagnate per effettuare degli accertamenti e l'esito, per 9 di noi, è stato la patologia dell'asbestosi». Il dramma dei lavoratori della ex Ispra di Paderno che produceva macchinari per la lavorazione dell'amianto.
Operai ex Ispra, un’altra EternitNove su undici malati di asbestosi

Paderno Dugnano – Se molti vi hanno visto, finalmente, la giustizia per le vittime e i lavoratori ammalati, per loro, i lavoratori dell’ex Ispra, la sentenza dell’Eternit di Casale Monferrato ha rappresentato qualcosa di più. Gli ex dipendenti dell’azienda di via Galilei, dove si curava la progettazione e la realizzazione di macchinari per la produzione di manufatti in amianto, stanno pagando a caro prezzo l’esposizione professionale alle fibre killer. La consapevolezza della pericolosità di quello che, senza considerare i danni alla salute, veniva chiamato «minerale magico» è venuta a galla con gli accertamenti medici per il riconoscimento dei requisiti pensionistici.

«In undici ci siamo rivolti all’Asl di Garbagnate- spiegano, documenti alla mano, Pietro Tempella e Luigi Arienti- e l’esito, per 9 di noi, è stato la patologia dell’asbestosi». Il verdetto è inconfutabile: una patologia respiratoria cronica che provoca la fibrosi del tessuto polmonare. «I referti, dopo aver reso anche testimonianza, sono stati inviati dall’Asl all’Inail e al tribunale di Monza, anche se noi di questo ultimo passaggio non eravamo a conoscenza. A quanto sappiamo questi primi fascicoli sono stati archiviati».

Nel frattempo il gruppo di colleghi bussa alla porta di Regione e Provincia ed ente locale per cercare di venirne a capo, ma non ne esce nulla. Un pellegrinaggio di ufficio in ufficio che sembra togliere la speranza. «Nel febbraio del 2010- spiega Tempella- io ed altri quattro colleghi con il sostegno dell’Inca di Milano abbiamo presentato un esposto al tribunale di Monza». Risultato: ancora silenzio.

«A distanza di due anni- sono le parole di rammarico mostrando materiale fotografico, depliant dell’azienda e i libretti di lavoro- nessuno ci ha contattati». Anche in azienda mai un controllo dalle autorità, mai un’ispezione, mai la distribuzione di dispositivi di protezione. «Ancora quando lavoravamo in via Galilei- spiegano i due ex lavoratori- abbiamo iniziato a renderci conto che qualcuno iniziava ad ammalarsi. In comune abbiamo controllato: l’azienda era registrata come officina meccanica, mentre nella visura camerale degli anni Sessanta c’è un riferimento all’amianto».

E dopo la sentenza di martedì? «Vorremmo solo essere convocati dal tribunale per raccontare la nostra storia. Le persone devono sapere cosa succedeva dentro l’ispra: ristabilire la verità ormai è diventato una ragione di vita». Perché forse, senza percorrere quel centinaio di chilometri che separano via Galilei a Casale Monferrato, la storia di una piccola Eternit c’è anche dietro casa.
Ileana Brioschi