Paderno Dugnano – Se molti vi hanno visto, finalmente, la giustizia per le vittime e i lavoratori ammalati, per loro, i lavoratori dell’ex Ispra, la sentenza dell’Eternit di Casale Monferrato ha rappresentato qualcosa di più. Gli ex dipendenti dell’azienda di via Galilei, dove si curava la progettazione e la realizzazione di macchinari per la produzione di manufatti in amianto, stanno pagando a caro prezzo l’esposizione professionale alle fibre killer. La consapevolezza della pericolosità di quello che, senza considerare i danni alla salute, veniva chiamato «minerale magico» è venuta a galla con gli accertamenti medici per il riconoscimento dei requisiti pensionistici.
«In undici ci siamo rivolti all’Asl di Garbagnate- spiegano, documenti alla mano, Pietro Tempella e Luigi Arienti- e l’esito, per 9 di noi, è stato la patologia dell’asbestosi». Il verdetto è inconfutabile: una patologia respiratoria cronica che provoca la fibrosi del tessuto polmonare. «I referti, dopo aver reso anche testimonianza, sono stati inviati dall’Asl all’Inail e al tribunale di Monza, anche se noi di questo ultimo passaggio non eravamo a conoscenza. A quanto sappiamo questi primi fascicoli sono stati archiviati».
Nel frattempo il gruppo di colleghi bussa alla porta di Regione e Provincia ed ente locale per cercare di venirne a capo, ma non ne esce nulla. Un pellegrinaggio di ufficio in ufficio che sembra togliere la speranza. «Nel febbraio del 2010- spiega Tempella- io ed altri quattro colleghi con il sostegno dell’Inca di Milano abbiamo presentato un esposto al tribunale di Monza». Risultato: ancora silenzio.
«A distanza di due anni- sono le parole di rammarico mostrando materiale fotografico, depliant dell’azienda e i libretti di lavoro- nessuno ci ha contattati». Anche in azienda mai un controllo dalle autorità, mai un’ispezione, mai la distribuzione di dispositivi di protezione. «Ancora quando lavoravamo in via Galilei- spiegano i due ex lavoratori- abbiamo iniziato a renderci conto che qualcuno iniziava ad ammalarsi. In comune abbiamo controllato: l’azienda era registrata come officina meccanica, mentre nella visura camerale degli anni Sessanta c’è un riferimento all’amianto».
E dopo la sentenza di martedì? «Vorremmo solo essere convocati dal tribunale per raccontare la nostra storia. Le persone devono sapere cosa succedeva dentro l’ispra: ristabilire la verità ormai è diventato una ragione di vita». Perché forse, senza percorrere quel centinaio di chilometri che separano via Galilei a Casale Monferrato, la storia di una piccola Eternit c’è anche dietro casa.
Ileana Brioschi