Omicidio Radice, le motivazioni:reato feroce, ergastolo "obbligato"

Monza, la Cassazione ha decisoUccise la moglie: ergastolo

Monza – Troppo grave il reato, incredibili le circostanze in cui si è consumato. Per questo Nazareno Caporali merita l’ergastolo senza che gli vengano concesse le attenuanti generiche, nonostante fosse incensurato. Le motivazioni della sentenza di condanna emessa dalla Corte d’assise di Monza nei confronti dell’uomo accusato di aver ucciso la moglie Lorena Radice nella notte tra Natale e Santo Stefano di tre anni fa sono pesantissime. La personalità dell’imputato ne esce distrutta sotto diversi punti di vista

Reato feroce. La Corte non ha dubbi sulle responsabilità dell’uomo e lo spiega senza giri di parole: "L’intensità del dolo nel commettere un reato così feroce, la scelta di far ritrovare il cadavere della madre al figlio, al prezzo di un pesante trauma che graverà su di lui per tutta la vita, l’aver scelto il giorno di Natale per uccidere Lorena, così ponendo per il futuro una pesante ipoteca su tutti i giorni di Natale che i suoi figli avranno e vivranno comunque nel ricordo della tragedia, l’aver tolto una mamma ai suoi due bambini sono già condizioni che escludono il riconoscimento di circostanze che possano attenuare la gravità del reato in contestazione". Una convinzione rafforzata anche dal particolare, ricordato nelle motivazioni, di aver affidato al figlio anche il compito di avvisare la nonna della morte della figlia.

Siti sadomaso. Nelle argomentazioni della Corte per spiegare il verdetto Caporali viene definito "un cinico programmatore", che ha registrato per mesi le conversazioni con la moglie per precostituirsi prove a suo favore anche in vista di una eventuale separazione. I giudici puntano il dito anche sulla frequentazione di siti sadomaso "che non può non avere influito sulla predisposizione della scena del suicidio della moglie, una scena che, nella mente di Caporali, si è facilmente composta nella giornata di Natale del 2006, nel momento in cui ha capito che persino Lorena, da sempre contraria alla separazione per il bene dei bambini, ha raggiunto il segno e sta per cacciarlo di casa"

Le registrazioni. La premeditazione secondo la Corte è dimostrata dalle registrazioni, dai colloqui con psicologi e parenti prima dell’epilogo cruento. Soprattutto alle registrazioni viene riconosciuto un peso preponderante: "gli accenni, in alcune di queste, a riferimenti al suicidio con i quali Caporali provoca Lorena, gettano una luce ancora più inquietante sull’imputato"

Il comportamento dopo il fatto. Anche la condotta dell’imputato dopo la morte della moglie secondo la Corte prova "l’assoluta mancanza di pentimento o sofferenza per quanto accaduto". Anzi, secondo la ricostruzione dei giudici di primo grado l’unica preoccupazione sarebbe stata quella di scambiare messaggi erotici con una nuova amante, mentenendo i rapporti con la vecchia e frequentando, come ancora siti sdomaso.