Nova: sentenza Corte dei ContiSexy prof vittima degli studenti

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Nova Milanese – La “sexy prof” non è più sexy. L’insegnante molisana salita gli onori della cronaca nell’autunno del 2006 perché colta da una collega a impartire lezioni di sesso ad alcuni studenti della scuola media di Nova, è stata riabilitata dalla Corte dei conti della Lombardia.

I giudici contabili hanno ribaltato la sentenza di primo grado con la quale a Monza, ma in sede penale, fu condannata nell’ottobre 2007 a 2 anni e 10 mesi di carcere dopo che fu denunciata dai genitori di cinque studenti. La donna, oggi 37enne, ha sempre dichiarato si essere stata vittima dei ragazzi dei quali i giudici hanno definito scarsamente attendibili i racconti, definendoli «ricostruzioni di fantasia».

Insomma: non c’è secondo i giudici della Corte una benché minima prova che nella scuola si siano verificati atti osceni ai danni di minori. Un pronunciamento che verteva sulla richiesta di danni d’immagine formulata dall’istituto scolastico. Dopo l’episodio, l’insegnante tornò in Molise e, vittima di una vera e propria persecuzione da parte di compaesani e giornalisti, poi fu costretta a chiedere ospitalità a parenti in un’altra regione.

Un danno d’immagine, quello richiesto dalla scuola, quantificato in 4.446,27 euro, dieci volte quanto percepito per 17 giorni di lavoro dall’insegnante molisana. Il processo penale ai danni della donna non è ancora passato in giudicato, è atteso infatti l’appello, ma i giudici contabili hanno già indirettamente espresso la loro sentenza, avversa a quella dei colleghi: proscioglimento.

Nella sentenza si sottolinea come l’insistenza di “voler fare ripetizioni” fu degli alunni e non dell’insegnante, alunni che, aggiungono i giudici, subito dopo i fatti, «davano risposte che nulla avevano a che fare con presunti atti sessuali». Solo successivamente avrebbero modificato la versione di quanto accaduto, accusando l’insegnante, forse «per evitare qualsiasi conseguenza » per loro stessi.

I giudici non escludono si siano spogliati «per mettere in difficoltà una supplente giovane, inesperta », non in grado di «tenere a bada dei ripetenti privi del benché minimo rispetto per l’istituzione scolastica e meritevoli di una esemplare sanzione disciplinare».

Non manca infine un appunto alla Procura della Repubblica presso la Corte dei conti: avrebbe «acriticamente avallato le conclusioni del giudice» penale, che «a sua volta, ha basato il proprio convincimento esclusivamente sui racconti di alcuni studenti, senza alcun riscontro probatorio, ma anzi in presenza di fatti che contrastavano in modo stridente le morbose e fantasiose narrazioni dei minori».

La docente, è vero, non denunciò immediatamente il fatto al preside, forse per vergogna. E questa, probabilmente, non è una colpa.