Nonostante la crisi economicaa Monza crescono le imprese

Sono attesi per settembre i primi segnali di risveglio dalla crisi economica. Nonostante le difficoltà del periodo è prevista una crescita delle nuove imprese. Anche a Monza il saldo tra nuove iscrizioni e cessazioni di impresa sarà positivo (+90).
Nonostante la crisi economicaa Monza crescono le imprese

Monza – Anche se in tempo di crisi non si sente altro che parlare di fallimenti e aziende che rischiano di chiudere, qualche segnale positivo c’è. Lo afferma una stima dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza. Infatti, da settembre il saldo tra nuove iscrizioni e cessazioni di imprese italiane sarà, anche se di poco, positivo (+ 5200 imprese circa). Si tratta soprattutto di imprese “proletarie”: “figlie della crisi”, attive nel terziario, settore in cui è più “facile” aprire un’attività ma al contempo caratterizzate da più rapide cessazioni. In particolare, circa 2000 imprese saranno legate ai lavori di costruzione ed altrettante nel commercio al dettaglio e all’ingrosso, quasi 700 nei servizi alla persona e oltre 1200 nei servizi professionali e tecnici. Saldo negativo più accentuato si registra, invece, per le imprese agricole (a settembre quasi 320 in meno) e per quelle dei trasporti (-150). Anche in Lombardia il saldo tra imprese iscritte e cessate nel mese di settembre è stimato positivo (+ 900 imprese circa, solo per Monza e Brianza +90). Del resto, più di 1 impresa lombarda su 3 è fiduciosa di recuperare e di riuscire a svilupparsi, se la crisi non dovesse durare ancora a lungo. Solo il 3% pensa che sarà comunque costretto a chiudere a causa della crisi e 1 imprenditore su 5 pensa a una chiusura solo se la crisi proseguirà. In molti diventano imprenditori a causa della crisi (39%): tra chi fatica a trovare un lavoro stabile (8%), chi è insoddisfatto della propria attuale condizione lavorativa (11%), e chi vede nel fare impresa l’unica via da intraprendere per la prima o la seconda volta (20%). Sono altrettanti (38%) quelli che aprono un’impresa per vocazione imprenditoriale, dal momento che sempre hanno desiderato lavorare in proprio. Il guadagno maggiore è una spinta solo per il 3%, del resto quasi la metà dichiara di voler guadagnare al mese dai 1.200 a 2.000 Euro, con un 7% che si accontenterebbe di uno stipendio al di sotto dei 1.200 Euro. E restano poco più di 1 su 10 coloro i quali pensano di superare la soglia dei 3.000 euro al mese.